Sono stati mandati a processo a Milano tutti gli imputati, tra cui l’ex eurodeputata di Forza Italia Lara Comi e l’ex vicecoordinatore lombardo ‘azzurro’ ed ex consigliere comunale milanese Pietro Tatarella, che hanno scelto il rito ordinario nel maxi procedimento nei confronti di un centinaio di persone scaturito dalla riunione di quattro filoni dell’inchiesta ‘mensa dei poveri’ su un presunto “sistema” di mazzette, appalti, nomine pilotate e finanziamenti illeciti in Lombardia.
A deciderlo è stata la gup Natalia Imarisio che, accogliendo la richiesta dei pm Silvia Bonardi, Luigi Furno e Adriano Scudieri, ha anche rinviato a giudizio, tra gli altri, il consigliere lombardo di Fi e sindaco di Montorio al Vomano Fabio Altitonante, il patron della catena dei supermercati Tigros Paolo Orrigoni (con la stessa società per la responsabilità amministrativa degli enti), l’imprenditore Daniele D’Alfonso, l’ex dg di Afol metropolitana Giuseppe Zingale e il sindaco leghista di Gallarate Andrea Cassani. In tre, invece, sono stati prosciolti in quanto l’accusa di abuso di ufficio di cui rispondevano non è più prevista dalla legge come reato.
Il dibattimento per i 63, tra politici e professionisti a loro legati, funzionari e imprenditori, si aprirà il prossimo 18 novembre davanti alla sesta sezione penale del Tribunale. Tra le parti civili i Comuni di Milano e Gallarate, Amsa (azienda milanese dei rifiuti), Accam spa e Afol, quest’ultima per il coinvolgimento di Zingale, tra gli arrestati poco più di due anni fa quando ci fu un blitz della Gdf e vennero notificate misure cautelari a raffica. Destinataria di un provvedimento fu, qualche mese dopo, pure Lara Comi: finì ai domiciliari per corruzione, false fatture e truffa ai danni dell’Unione Europea per circa 500 mila euro, soldi incassati da lei o dal padre a fronte di contratti per prestazioni mai effettuate, assegnati a persone del suo staff. Di recente è stato, invece, archiviato il filone di inchiesta in cui era indagata con il presidente degli industriali lombardi Marco Bonometti per un finanziamento illecito da 31 mila euro.
Si tratta di “accuse insussistenti, dimostreremo l’innocenza della mia assistita durante il dibattimento”, ha assicurato l’avvocato Gian Piero Biancolella, legale dell’ex eurodeputata.
Riguardo all’altra tranche del procedimento, in autunno la giudice Imarisio si pronuncerà sui cinque imputati che hanno chiesto la messa alla prova e su altri 27 che hanno presentato istanze di riti alternativi, tra patteggiamenti e processo in abbreviato.
Tra coloro che puntano a patteggiare, oltre al deputato ‘azzurro’ Diego Sozzani, accusato di corruzione (al momento l’istanza non è stata presentata), ci sono le 11 persone che sisono già viste respingere l’istanza in fase di indagini preliminari dall’allora gip Maria Vicidomini, che aveva ritenuto incongrue le pene. E c’è anche l’ex coordinatore di Forza Italia a Varese Nino Caianiello, ossia il presunto “burattinaio” e “manovratore” del sistema: ha collaborato a lungo nell’indagine e dovrebbe chiudere i conti con la giustizia patteggiando 4 anni
e 10 mesi.