Sulle due situazioni in itinere, tornano a far sentire la propria voce Marco Boccanera (Fim Cisl) e Mirco D’Iganzio (Fiom Cgil). “All’ATR, le promesse del patron Antonio Di Murro –assistito da dirigenti locali e nazionali di Conflavoro– si susseguono di giorno in giorno, ma puntualmente vengono smentite dai fatti”, si legge in una nota congiunta delle due sigle sindacali. “D’altronde promesse di ricapitalizzazione e pagamenti nel tempo le abbiamo ascoltate anche sui tavoli di Prefettura ed Assessorato Regionale al Lavoro, ma degli stipendi continua a non esserci traccia”. Centocinquanta lavoratori devono percepire le mensilità di luglio e dicembre 2019 e gennaio e febbraio 2020.
L’azienda, in questa fase, continua a parlare di problemi legati a fondi (“di cui non abbiamo riscontri circa la reale esistenza e l’eventuale provenienza”, dicono i sindacati) in transito su conti correnti esteri e difficoltà con operazioni di apertura di specifici conti bancari, rimandando sempre la soluzione “di qualche giorno”. Nel frattempo passano i mesi, nei quali sono state fatte tre settimane di sciopero e presidio, manifestazioni, incontri, riunioni, denunce di problemi di tenuta sociale e di rischi per l’ordine pubblico ai sindaci della zona, agli Assessori al Lavoro ed alle Attività Produttive della Regione Abruzzo, al Presidente della Regione Marsilio, al Prefetto di Teramo Gabriella Patrizi. Denunce che però non hanno sortito effetti: nessuno dei soggetti coinvolti si è davvero speso affinché il problema si risolvesse e gli stipendi venissero pagati.
Alla VECO, se possibile, la situazione è ancor più paradossale: i lavoratori non possono ricevere la cassa integrazione dal 23 gennaio in poi (data del fallimento dell’azienda), perché il Ministero del Lavoro non attiva la procedura per l’approvazione della cassa stessa: è lo Stato, in questo caso, a mettere in difficoltà i lavoratori. E questo nonostante sia stato già sottoscritto un accordo in regione Abruzzo lo scorso 25 febbraio rendendo il passaggio al Ministero un semplice formalismo burocratico.
Tantissime le sollecitazioni formali ed informali fatte in queste settimane, ma non è stato sufficiente neanche coinvolgere parlamentari locali e componenti il Governo per sbloccare questa vicenda: gli 80 dipendenti della VECO da gennaio continuano ad aspettare soldi di cui hanno diritto, ma che non arrivano. “In un momento come questo, in piena emergenza, riteniamo che sia ancor di più responsabilità di tutti, Istituzioni in primis, non lasciare indietro nessuno. Per questo, ancora una volta, chiediamo un impegno, vero e concreto, affinché i 230 lavoratori di ATR e VECO e le loro famiglie, possano avere gli strumenti economici per vivere”, si chiude la nota.