Nei giorni scorsi, infatti, sono stati recapitati numerosi inviti a presentarsi alla locale Guardia Costiera per l’identificazione e per nominare gli avvocati difensori. La contestazione è quella di aver realizzato opere abusive, quasi esclusivamente recinzioni prossime alle abitazioni o agli esercizi, su piccole porzioni di terreno che secondo le recenti misurazioni dell’Agenzia regionale del Demanio, basate su cartografie di ottant’anni fa, risulterebbero demanio marittimo.
La singolarità è che le recinzioni sono state autorizzate dal Comune non risultando dagli atti catastali la natura demaniale delle particelle. Il risultato sarà dunque l’avvio di un procedimento penale e l’ordine di demolizione nonostante si tratti di porzioni piccolissime di terreni, appena qualche decina di metri quadrati, peraltro esistenti in una zona che ha ormai perso da tempo ogni connotazione originaria in quanto densamente urbanizzata e con le case realizzate lungo una linea che si affaccia su aree verdi della Provincia ma gestite dal Comune, a loro volta poste a notevole distanza dal lungomare e dai marciapiedi.
“Per noi, appena usciti dalle preoccupazioni del Covid, è una mazzata senza precedenti», dichiara uno dei residenti della zona colpiti dal provvedimento. «Abito in una casa costruita dai miei negli anni ’80 con tanti sacrifici. Naturalmente con regolare progetto approvato, anche per la recinzione benché non necessario, e con la concessione edilizia rilasciata all’epoca dal Comune. Ora vengo a sapere che non serve a nulla la concessione comunale, né ha importanza il fatto che per il Catasto la particella di terreno su cui insiste la recinzione non è demaniale. Dovrò quindi subire un procedimento penale, pagare le spese legali, sborsare soldi per l’opera considerata abusiva con effetto retroattivo pari a cinque anni e abbattere la recinzione, per cui casa mia sarà alla portata di tutti. Senza contare il fatto che mi toccherà attivare le procedure per spostare, non sapendo dove collocarli, gli sportelli di acqua e gas. Davvero un’assurdità considerando che per l’Agenzia regionale del Demanio la recinzione “sfora” il limite di poco più di un metro”.
I cittadini, che pensano di riunirsi in un apposito Comitato e hanno già dato mandato ai loro legali, chiedono pertanto l’intervento urgente del sindaco Sabatino Di Girolamo e della Giunta affinché si possa trovare una soluzione ragionevole che li tolga da una situazione che per il senso comune è davvero grottesca. L’unica strada percorribile sarebbe la richiesta, da parte dell’amministrazione comunale, di un incontro congiunto con l’Agenzia regionale del Demanio e la Direzione marittima di Pescara per avviare, in tempi brevi, la sdemanializzazione dell’area. Si eviterebbero così ai residenti, che senza colpa hanno confidato sulla legittimità delle autorizzazioni rilasciate a suo tempo dal Comune e sulle risultanze del Catasto, problemi, spese e preoccupazioni.