Rivolta nel carcere di Teramo: le reazioni dei sindacati

Altra giornata difficile quella di ieri al carcere di Teramo dove è stata sedata una rivolta di detenuti che protestavano per il trasferimento di un detenuto romano.

LE REAZIONI DEI SINDACATI DI CATEGORIA

Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: “Basta! Anche questo è un grave evento critico annunciato! A questo hanno portato questi anni di ipergarantismo nelle carceri, dove ai detenuti è stato praticamente permesso di auto gestirsi con provvedimenti scellerati ‘a pioggia’ come la vigilanza dinamica e il regime aperto, con detenuti fuori dalle celle pressoché tutto il giorno a non fare nulla nei corridoi delle Sezioni. E queste sono anche le conseguenze di una politica penitenziaria che invece di punire, sia sotto il profilo disciplinare che penale, i detenuti violenti, non assumono severi provvedimenti”.

“Il personale di Polizia Penitenziaria non ha ancora ricevuto i previsti guanti anti-taglio, caschi, scudi, kit antisommossa e sfollagenti promessi dal DAP. Servono anche apparecchiature per impedire l’uso di telefoni cellulari nelle Sezioni detentive”, denuncia. “La situazione delle carceri italiane, per adulti e minori, è allarmante per il continuo ripetersi di gravi episodi critici e violenti che vedono sempre più coinvolti gli uomini e le donne appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria. Donne e uomini che svolgono servizio nelle sezioni detentive senza alcuno strumento utile a garantire la loro incolumità fisica dalle continue aggressioni dei detenuti più violenti. Il taser potrebbe essere lo strumento utile per eccellenza (anche perché di ogni detenuto è possibile sapere le condizioni fisiche e mediche prima di poter usare la pistola ad impulsi elettrici) ma i vertici del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria continuano a tergiversare – tanto mica stanno loro in prima linea nelle carceri a fronteggiare i detenuti violenti… – e la Polizia Penitenziaria continua a restarne sprovvisto”.

Nel corso dell’operazione di servizio di ieri, la Polizia Penitenziaria ha trovato e sequestrato a due detenuti della cocaina ed uno smartphone.

Francesco Pinelli, Segretario locale UIL PA Polizia Penitenziaria Teramo

“In più di 35 anni di vita vissuta all’interno dei Penitenziari italiani vestendo i panni di poliziotto, pur consapevole dei rischi ai quali continuamente sono sottoposti i baschi blu, non avrei mai immaginato di vivere una situazione del genere. Eppure quello che è successo a Teramo troverà spazio nella storia di cronaca nera di un istituto, quello abruzzese, che se non ha visto incidere epitaffi a ricordo di vittime del dovere e del servizio, è per puro caso. La rivolta di ieri ha fatto raschiare il badile alle aspettative di chi oramai non può più credere ad un’amministrazione assente e a Governi che negli ultimi tempi tutto fanno fuorché tenere lontano dalla loro agenda la questione penitenziaria”.

“Nella giornata di ieri se non è successo il peggio è solo grazie al contributo offerto da tutti i poliziotti penitenziari Teramani e non esclusivamente da gruppi speciali venuti da fuori. Vorrei ringraziare tutti i colleghi di Teramo e del Nucleo traduzioni e piantonamenti (oltre che ovviamente quelli intervenuti a supporto da altre parti d’Abruzzo) con in testa il Sostituto Commissario Andrea Volpi che ha coordinato le operazioni dei suoi uomini per la capacità che hanno saputo dimostrare di saper ripristinare l’ordine e la sicurezza pur in condizioni di abbandono. Senza il loro contributo chissà cosa avrebbe potuto produrre la scelta scellerata fatta da detenuti che, evidentemente, hanno nel loro genoma l’indomita ed esclusiva voglia di destabilizzare l’ordine”.

“Purtroppo il sistema Penitenziario italiano si sta mostrando sempre più un colabrodo. Ma, attenzione, non per l’incapacità operativa di poliziotti sempre più sbeffeggiati e messi alla berlina da reclusi sempre più prepotenti e votati alla violenza, ma per l’assoluta mancanza di politiche di appoggio da parte dello Stato sempre più latitante da questo punto di vista. Carenze non coperte, sovraffollamento carcerario sempre più drammatico e leggi “nemiche” sono solo alcuni punti non affrontati da chi dovrebbe essere preposto a farlo. Ci si chiede arrivati a questo punto:ma deve scapparci il morto, come spesso accade in Italia, prima di intervenire? Purtroppo visto che non fanno neanche più notizia le 4 gravi aggressioni che in media al giorno accadono in Italia, non mi meraviglierebbe il fatto se neanche dopo che un poliziotto Penitenziario ci avrà rimesso la vita chi ci governa si impegnerà ad invertire la tendenza con leggi ad oc.
Un invito ai politici lo vorrei fare. Non venite a riempirci solo di parole. Le chiacchiere fanno fare i pidocchi. Servono fatti non parole”.

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