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Pineto, le piattaforme petrolifere pagheranno Imu e Tasi 2016-19 al Comune

Battaglia vinta per il Comune di Pineto di fronte alla Commissione Tributaria Provinciale di Teramo relativamente al pagamento dell’Imu e della Tasi per le annualità 2016-2019 da parte delle piattaforme petrolifere di Eni Spa e di Edison Spa (Eneargen Italy) presenti nel tratto di mare antistante la cittadina adriatica.

La sentenza della Commissione ha dato ragione al Comune, rilevando la fondatezza delle sue richieste sulla base della vecchia normativa. L’importo complessivo degli accertamenti IMU e TASI del Comune di Pineto, relativi alle annualità 2016-2019, al netto delle sanzioni (da escludere secondo quanto stabilito dalla Commissione Tributaria Provinciale di Teramo) ammonta a euro 8.786.179,95.

Per le annualità successive però, nella legge che poi ha istituito l’IMPi come imposta, e che decorre dal 2020, si faceva espresso riferimento a un successivo decreto ministeriale di individuazione dei comuni legittimati ad avere il riconoscimento del predetto gettito tributario. Inaspettatamente, il decreto ha individuato per Pineto solo due piattaforme, escludendo le altre e la centrale a terra che raccoglie tutte le lavorazioni delle piattaforme stesse. Per questo l’ente, al pari di altri comuni, ha ora impugnato il decreto. Il Comune di Pineto è stato il primo a procedere in questo senso sin dai primi anni del 2000 e a vincere un contenzioso con l’Eni nel 2016 e anche stavolta è stato tra i primi ad agire, tutelando i propri diritti e interessi. Una vittoria c’è stata, ma molto resta da fare. Ora si è infatti nella fase dell’impugnazione del decreto per omessa o erronea individuazione delle piattaforme per Pineto e per altri comuni italiani. Il legale incaricato, che sta seguendo tutta la vicenda, è Ferdinando D’Amario di comprovata, specifica e approfondita conoscenza delle questioni oggetto dei giudizi, in prosecuzione degli incarichi di difesa giudiziaria già conferiti dal Comune di Pineto per le annualità pregresse.

“Continuiamo a far valere i diritti dei comuni interessati – commenta l’avvocato Ferdinando D’Amario di comprovata, specifica e approfondita conoscenza delle questioni, per essersene occupato da oltre un ventennio a tutela di Comuni in tutta Italia – tra questi Pineto, prima per la corresponsione dell’IMU e adesso per la modifica del Decreto Interministeriale che ha correlato le piattaforme ai Comuni cui andrà il gettito dell’imposta IMPi. Abbiamo impugnato il decreto e molto probabilmente la sospensiva verrà trattata in una delle sessioni estive, forse ad agosto, dal Tar del Lazio. Nella impugnativa abbiamo elencato i numerosi vizi che lo caratterizzano: in primo luogo è posto riferimento all’erronea operatività di un criterio ‘tecnico’ mentre la Cassazione insegna che il criterio per stabilire la correlazione tra opera a mare e comune, cui corrispondere l’imposta, è determinato dalla competenza amministrativa e da tutti gli atti amministrativi (provvedimenti autorizzatori e concessori) pregressi”.

“Pensate se applicassimo il criterio della distanza per determinare la territorialità dei Comuni sulla terraferma?! In secondo luogo il criterio scelto è fondato sui poligoni di Thiessen nati per valutare la distribuzione delle stazioni pluviometriche che però, creando uno spazio del tutto ‘ipotetico’, appaiono completamente estranee a un rapporto Comune/opera a mare. E in effetti, in terzo luogo, il Decreto è stato costretto a indicare un ‘insieme’ di Comuni senza poter specificare la correlazione tra piattaforma e singolo Comune e tra Comune e specchio di mare. In quarto luogo il Decreto non considera la vera realtà esistente e cioè il ‘complesso opificio industriale’ posto in parte a mare (formato da tutte le piattaforme, tra loro correlate da condotte sottomarine) e in parte sulla terraferma (centrale a terra che raccoglie tutte le lavorazioni delle piattaforme). Il criterio adottato, non si sa come né perché, fraziona le piattaforme attribuendole a più comuni, non considerandole unitariamente né tra loro né con la centrale posta nel Comune di Pineto. In quinto luogo, e qui mi fermo anche se ci sono ulteriori vizi denunciati, sono state violate le norme che impongono la comunicazione di avvio del procedimento amministrativo a coloro che ne hanno interesse. Non si è a conoscenza di notizie o informazioni utili (anche se avrebbe dovuto essere pienamente operativa la conferenza Stato-città e Autonomia locali) a determinare una volontà dei Ministeri poi trasfusa nel Decreto. Il silenzio null’altro ha fatto che generare malcontenti tra i comuni, mettendoli l’uno contro gli altri”.

“Intanto Eni Spa e Edison Spa – commenta il sindaco del Comune di Pineto, Robert Verrocchio – dovranno pagare l’IMU e la TASI per le annualità 2016-2019. La commissione tributaria ci ha dato ragione. Siamo felici di questa prima vittoria era giusto che fosse riconosciuto il nostro diritto all’IMU e alla TASI per quelle annualità. Ora occorre guardare avanti e fare in modo che la nuova imposta che è stata individuata non venga attribuita con criteri sbagliati. Tutti i vizi che abbiamo individuato nel decreto sono stati impugnati e siamo certi che il TAR del Lazio darà ragione alle nostre argomentazioni”.

Dopo la vittoria del Comune di Pineto del contenzioso con l’Eni le società petrolifere avevano continuato a denegare l’obbligo di pagamento dell’Imu e della Tasi nonostante la Cassazione ne avesse stabilito con più sentenze del 2016 l’imponibilità, eliminando tutte le problematiche del diritto soggettivo e oggettivo. Le società petrolifere volevano escludere dalla base imponibile i macchinari senza i quali, infatti le piattaforme avrebbero scarsissimo valore. Questo mal interpretando la legge di stabilità n. 208/2015, con decorrenza dal primo gennaio 2016, che prevede una nuova disciplina per la determinazione della rendita catastale degli immobili censiti nei gruppi catastali D ed E, quindi anche i cosiddetti “imbullonati”, (ovvero macchinari e impianti ancorati al suolo o incorporati nella costruzione ma che, allo stesso tempo, possono essere smontati, trasferiti da un sito all’altro, oppure ceduti per esser sostituiti). A questa nuova disciplina si aggiunge anche il decreto legge 124/19, articolo 38, con cui è stata istituita – dal 2020 in poi – la nuova imposta che si chiama IMPi (imposta sulle piattaforme) confermando di fatto l’imponibilità delle piattaforme. L’imposta è determinata il 10,6×1000, di cui il 7,6×1000 va allo Stato e il 3×1000 va al Comune. Quindi non sono solo i Comuni i soggetti attivi, ma anche lo Stato. Le società petrolifere ciononostante non avevano ritenuto di dover pagare Imu e Tasi. Di qui la decisione di procedere con un accertamento per le annualità 2016-2019 e ora la commissione ha dato ragione al Comune di Pineto. Anche stavolta il Comune di Pineto, è stato il primo a far sentire la propria voce, sostenendo i propri diritti e in generale quello di tutti i Comuni facendo ancora una volta da apripista per gli interessi di tutti.