L’associazione politico-culturale “Pineto 2.0”, in merito all’esito del processo in cui furono coinvolte le due dipendenti del comune di Pineto ritenute responsabili di aver attestato falsamente, tra l’ottobre 2015 e il maggio 2016, la loro presenza in servizio; “considerata l’assenza delle due dipendenti dal posto di lavoro e la mancanza di notizie sull’iter amministrativo adottato dal Comune”, con una lettera aperta, indirizzata al sindaco, signor Robert Verrocchio, al Segretario comunale e alla dottoressa Graziella Palma Maria Patrizi, Prefetto di Teramo; ha chiesto che la vicenda sia chiarita in maniera definitiva.
Signor Sindaco, è noto oramai da più tempo, e, quindi non solo alle dirette interessate, ma anche all’opinione pubblica pinetese, che di recente l’autorità giudiziaria teramana ha condannato per truffa, false attestazioni e certificazioni, due dipendenti del comune da Lei amministrato, poiché ritenute responsabili di aver attestato falsamente, tra l’ottobre 2015 e il maggio 2016, la loro presenza in servizio, anche in momenti in cui erano impegnate in attività personali. La circostanza ha generato un comprensibile disappunto e modo d’indignazione dei cittadini, soprattutto se si consideri la sacralità che gli stessi attribuiscono al valore del lavoro e in particolare di quello che tutti i dipendenti pubblici dovrebbero loro “assicurare” traducendosi lo stesso in “servi pubblici”. È di tutta evidenza poi, che la condotta censurata dalla magistratura teramana, oltre all’accertata responsabilità penale, comporti l’ulteriore violazione di norme per così dire di rango inferiore ma nondimeno altrettanto importanti, violazioni che per certi aspetti evidenziano una sorta di correità del pubblico amministratore e dei dirigenti che all’interno dell’ente a vario titolo hanno responsabilità di “vigilanza e controllo”. Nello specifico quelle contenute nel Codice Etico per gli eletti e per gli appartenenti al comune di Pineto (approvato nella seduta del consiglio comunale del 28.5.2012), quelle contenute nello Statuto Comunale (artt. 23, 43, 66, 70, 75 e 79) in riferimento ai poteri-doveri di vigilanza del Sindaco, al diritto d’informazione e pubblicizzazione, ai diritti e agli obblighi dei dipendenti, alle responsabilità dei dirigenti degli uffici e dei servizi, ai controlli interni e alla responsabilità complessiva nei confronti dell’ente. Le citate evidenze pongono con chiarezza l’esistenza o meglio, ne certificano l’esistenza, di una vera e propria questione morale che offusca la correttezza dell’azione amministrativa fin qui espletata dall’attuale compagine amministrativa e che si riflette negativamente sull’opinione che i cittadini hanno dei pubblici dipendenti, evidentemente per responsabilità che si appuntano in questo caso solo su alcuni dipendenti, per cui siccome tendenzialmente isolate, da emendare immediatamente ed esemplarmente. Tanto premesso, apparendo in primo luogo certe le responsabilità politiche dell’attuale sindaco sull’accaduto, vorremmo anche, con la presente, “sollecitarlo” ad intraprendere nei riguardi delle “condannate” tutte le altre azioni amministrative, azioni peraltro imposte dalla legge e quindi “obbligatorie”, configurandosi a suo carico in caso d’inerzia, responsabilità penali e contabili. In primo luogo l’azione disciplinare del licenziamento, in secondo luogo l’azione contabile volta a recuperare emolumenti eventualmente percepiti dalle interessate nel periodo corrispondente ai fatti di cui alla condanna penale (Ottobre 2015/Maggio 2016) e sostanziati dai trattamenti economici accessori, da compensi premiali, da progressioni economiche e da arretrati contrattuali.
Si sollecita tempestivo riscontro.