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Ospedale Atri, Cgil: “a quando il ritorno alla normalità?”

Teramo. “Anche in questa quarta ondata Covid il presidio ospedaliero di Atri è stato determinante nella cura dei malati della provincia di Teramo e non solo”. A ricordarlo è Delo Tosi per la la Cgil del San Liberatore.

“Sono 2 anni che tutto il personale sanitario di Atri è in prima fila nel contrastare il Covid e curare i pazienti, un enorme sacrificio eseguito con spirito di abnegazione anche in questi ultimi mesi dove , a causa delle numerose malattie causate dal potere infettante di Omicron, è stato costretto ad effettuare turni massacranti per sopperire alla carenza del personale che si è contagiato. Ogni turno indossando quelle opprimenti tute protettive che non ti fanno respirare e che, quando finalmente le togli, grondante di sudore ,le butti con rabbia negli appositi contenitori, tornando a casa angosciato dal timore che puoi infettare i propri cari. Fino a quando si dovrà sacrificare il personale di Atri? Fino a quando si dovrà sacrificare l’ospedale di Atri?”, domanda il sindacato.

“Sono 2 anni che il reparto di Cardiologia è chiuso e la Pediatria ridotta a un mero servizio, nonostante le mendaci rassicurazioni che vengono date ogni volta che vengono riconvertiti i reparti. Le mancate riapertura vengono sempre giustificate dalla carenza di personale, ma quel personale che lavorava in quei due reparti è stata trasferito nei reparti Covid, quindi è ancora in servizio e la loro mancata ricollocazione è dovuta solo ad una riduzione generale del personale che ha subito il Presidio di Atri. E’ questa la riconoscenza della Asl di Teramo!”.

E conclude: “Basta con gli attestati di stima e riconoscenza, almeno ridateci l’ospedale che avevamo 2 anni fa, riaprite la Cardiologia e la Pediatria, ridateci gli urologi che effettuavano 750 interventi l’anno, dateci gli anestesisti per fare lavorare i chirurghi e gli ortopedici, pagate le indennità di malattia infettiva al personale che dal 1 gennaio 2021 non le percepisce perché non sono più state finanziate dalla regione che però continua a sborsare 1 milione e 200 mila euro all’anno per ospitare i ritiri precampionato del Napoli calcio, stabilizzate tutto il personale assunto a tempo determinato per l’emergenza Covid senza il quale non saremmo riusciti a curare i pazienti e che dopo tanti sacrifici meritano veramente di avere un posto di ruolo. Siamo stufi di essere presi in giro, abbiate il coraggio di dire pubblicamente se la Cardiologia e la Pediatria riapriranno e soprattutto diteci quando?”.