La Corte ha aumentato di un anno la condanna a 24 anni chiesta dal pubblico ministero Enrica Medori, la quale ha sempre sostenuto l’ipotesi dell’omicidio volontario. Al contrario, l’avvocato Marco Pierdonati, legale dell’imputato, sosteneva che la morte fosse conseguenza di una caduta accidentale nel corso della lite, scoppiata quando l’allora 46enne era intervenuto a difesa della madre.
Nell’interrogatorio davanti al Gip, a suo tempo, Di Martino aveva ribadito la sua versione dei fatti, spiegando di essere intervenuto quando aveva visto il padre aggredire per l’ennesima volta la madre 76enne, afferrandolo per il collo e ingaggiando con lui un corpo a corpo nel corso del quale l’uomo aveva sbattuto più volte la testa sul tavolino del tinello.
Di fronte alle richieste della pubblica accusa, la difesa aveva invocato l’eccesso colposo di legittima difesa oppure, in subordine, l’omicidio preterintenzionale.