Una serie di associzioni ambientaliste, infatti (WWF Abruzzo, Salviamo l’Orso, Italia Nostra Abruzzo, Touring Club Italiano, Comitato Salviamo il Parco Sirente Velino, Mountain Wilderness Abruzzo, CAI Abruzzo, Lipu Abruzzo, Altura Abruzzo, Appennino Ecosistema e Dalla Parte dell’Orso) chiedono di ripensare alla scelta di prevedere l’esibizione dell’artista a Piane Roseto di Crognaleto.
Per le associazioni si tratta di “area di protezione” come definita dal Piano del Parco approvato dopo l’intesa con le 3 regione e i 44 comuni il cui territorio ricade all’interno del Parco, non aiuta il turismo e si pone in contrasto con l’idea stessa di tutela che un’area naturale protetta di valenza nazionale è chiamata a garantire. L’area in questione è peraltro interessata da una Zona di Protezione Speciale e da una Zona di Conservazione Speciale che rientrano nella Rete Natura 2000 attraverso la quale l’Unione Europea tutela le specie e gli habitat – in una parola la biodiversità – del nostro continente”.
Nel sito dove dovrebbe svolgersi il concerto di Gianna Nannini alla presenza di 2000 persone è stato avvistato l’Orso bruno marsicano che, dopo 450 anni, sta faticosamente tornando sui Monti della Laga e sul Gran Sasso d’Italia. Costante la presenza del Lupo che proprio qui ha una cucciolata recentemente oggetto di video-riprese. “Il nostro territorio montano sta faticosamente uscendo da un periodo difficile comune a tutto il mondo che qui però si è aggiunto a momenti altrettanto difficili dovuti a terremoti, incendi e pesantissime nevicate. È comprensibile che vi sia la voglia di far riprendere le attività, di accogliere nuovi turisti, di creare occasioni di incontro, ma nel farlo non si può prescindere dalle valenze dei luoghi, dalle loro caratteristiche naturali, dal grado di tutela che, attraverso strumenti di pianificazione che tutti (ad iniziare dai comuni) hanno contribuito a formare, si è giustamente voluto garantire a queste montagne.
Sarebbe utile che almeno per una volta si evitasse la solita contrapposizione, nella consapevolezza che chi sta proponendo questo concerto lo sta facendo con la volontà di aiutare il territorio ed è quindi animato dalle medesime intenzioni di chi invece invita a ripensarci. Proporre concerti in aree naturali protette non è la strada giusta per valorizzare quei territori. Concentrare migliaia di persone in poche ore in aree estremamente delicate rappresenta un pericolo per i luoghi in cui ci si trova. Va proprio ripensato il modello di grandi eventi di questo genere in determinati luoghi naturali (pensiamo ad esempio all’anacronistica Festa della Pastorizia che ha perso totalmente la sua valenza storica), spostandoli nei centri abitati, pensandoli non come mega-iniziative, ma come piccole iniziative, ripetute nel tempo, ma capaci di garantire un turismo costante alla ricerca di emozioni e non interessato solo a raggiungere rapidamente il luogo del concerto, ascoltarlo e altrettanto rapidamente andare via… La pandemia ci avrebbe dovuto insegnare che dovremmo sforzarci tutti di uscire dai vecchi schemi fin qui seguiti, sforzandoci di trovare nuove e più sostenibili forme di fruizione delle risorse naturali.
L’Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga è chiamato ora a far svolgere un’attenta valutazione di incidenza ambientale dell’intervento che, alla luce del suo stesso strumento di pianificazione e delle presenze faunistiche dell’area, non si capisce come potrebbe essere positiva. Eppure il Parco non dovrebbe essere lasciato solo in questa funzione di conservazione. Tutti dovrebbero fare la loro parte: le istituzioni, i cittadini del Parco e tutti coloro che, pur non vivendo in quell’area, dai servizi ecosistemici garantiti dalle sorgenti e dai boschi del Parco ricavano acqua e aria pulite”.