Nereto. Aula magna gremita (quella dell’istituto superiore Peano-Rosa) per “La storia siamo (anche) noi”.
Iniziativa promossa in occasione della Giornata della Memoria e organizzata da Italico onlus, IISS “G. Peano – C. Rosa” di Nereto, Comune di Nereto e Comune di Corropoli, con il patrocinio di Unesco, Senato della Repubblica, Camera dei Deputati, Fondazione Museo della Shoah e Anpi Teramo .
Oltre cento studenti dell’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado hanno presentato otto elaborati per raccontare la guerra, la resistenza e l’internamento nell’Abruzzo teramano, grazie alla consultazione diretta dei documenti originali dell’epoca, grazie alla collaborazione di storici esperti e degli archivi pubblici, a partire dall’Archivio Centrale dello Stato di Roma. Ne è nato un vero e proprio laboratorio didattico che ha avuto per oggetto il patrimonio culturale rappresentato dai beni archivistici.
I lavori sono stati aperti dal saluto di Maria Rosa Fracassa, dirigente scolastico IISS “G. Peano – C. Rosa” di Nereto, Daniele Laurenzi , sindaco di Nereto, Umberto D’Annuntiis , sindaco di Corropoli, Maurilio Migliorati, presidente di Italico onlus , e Mario Tedeschini Lalli, giornalista e scrittore. E’ stata altresì letta una lettera indirizzata per l’occasione agli studenti e alle loro famiglie, da Liliana Segre , senatrice a vita.
Mente gli studiosi Anna Pizzuti, Italia Iacoponi e Sandro Melarangelo, tra i più accreditati sull’argomento, hanno illustrato in particolare il quadro storico dell’internamento in Italia e in Abruzzo, e il contributo degli internati alla resistenza teramana, sono stati gli studenti a raccontare, interpretandolo direttamente quel periodo storico, anche attraverso la biografia di alcuni internati in Val Vibrata, tra cui il pittore Arturo Avigdor (arrestato in Liguria perché stava dipingendo un paesaggio) e il disegnatore Saul Steinberg (tra i più grandi artisti americani del secolo scorso). Una classe di studenti, invece, ha raccontato la storia del teramano Decio Rubini, che insieme a ventimila soldati italiani si unì alla resistenza jugoslava: una storia tanto nota in Montenegro, quanto poco conosciuta in Italia.