Nereto, giustizia riparativa: le testimonianze di Agnese Moro e Adriana Faranda

Nereto. Ha richiamato interesse e grande partecipazione di pubblico il convegno dal titolo “Le officine del cambiamento.

 

La Giustizia riparativa e la Comunità” ideato da Erika Angelini e realizzato dall’Associazione Servire Nereto in collaborazione con l’USSM -Dipartimento Giustizia Minorile sezione distaccata di Teramo e con il Comune di Nereto che ha visto l’intervento di Ilaria Moroni Direttrice dell’Archivio Flamigni, la quale ha ricostruito l’intera vicenda del Presidente Aldo Moro dal punto di vista storico e sociale con dovizia di particolari, facendo visionare ai ragazzi documenti ed immagini dell’epoca.“Molti di noi ricordano cosa stavano facendo il giorno della strage della scorta e del rapimento” afferma la Moroni. “Alcuni sociologi lo hanno definito il nostro 11 settembre. Frajese affannato sul luogo dell’agguato ha rappresentato una esperienza emotiva mai vissuta prima”.

Il suo racconto poi, viene interrotto dall’emozione dopo la lettura dell’ultima lettera scritta dal Presidente prima di essere ucciso. Un silenzio assordante da parte della platea a cui ha fatto seguito un lungo applauso.

Nella giornata di sabato, poi, gli interventi di Gherardo Colombo ex magistrato, giurista e saggista (divenuto famoso per aver condotto inchieste celebri quali la scoperta della Loggia P2 e “mani pulite”), il GUP del Tribunale de l’Aquila Cristina Tettamanti, il G.O.T. Marco Simone, Maria Taraschi e Ilaria De Vanna dell’Organismo CRISI di Bari hanno preceduto l’incontro di due donne Agnese Moro ed Adriana Faranda, distinte per scelte di vita e che hanno, per lunghi anni, rappresentato rispettivamente il volto del “dolore” e quello del “terrore” ha fornito, come afferma il presidente di Servire Nereto Daniele Capuani “un importante contributo per la conoscenza e comprensione di uno straordinario percorso umano, lontano da pregiudizi, etichette ed ideologie, che le ha portate da un tragico mattino del 16 Marzo 1978 al quartiere Trionfale di Roma a sedersi dopo anni l’una accanto all’altra ed a raccontare come sia possibile una “giustizia delle relazioni” che vada oltre l’evento reato”.

Il ricordo di Agnese Moro va immediatamente al dramma di Via Fani. “Ho subìto un gravissimo torto. Da allora quei momenti non sono mai trascorsi. Credo che la giustizia penale abbia fatto tutto il possibile. Le sentenze hanno affermato che la politica si fa con le parole non con la violenza. Purtroppo non mi sento consolata dalle pene. Ogni ingiustizia lascia delle scorie in chi ha subìto o compiuto tali fatti”.
“Era un periodo difficile, intriso di paure e violenza” replica Adriana Faranda, “c’era la paura di una guerra nucleare. Il mondo era diviso in buoni e cattivi. Ci sentivamo in guerra e volevamo cambiare il mondo scegliendo la via più breve la legge del più forte e la materiale eliminazione del nemico”.
Entrambe hanno raccontato il loro incontro con la giustizia riparativa.

“L’attenzione e la partecipazione con cui i ragazzi si sono approcciati ad una pagina di storia che difficilmente si trova sui manuali e ad una tematica come quella della giustizia riparativa è per noi motivo di profonda soddisfazione. Sviluppare negli studenti la consapevolezza di quanto accaduto negli anni settanta e sensibilizzare alla giustizia ripartiva come modello di gestione e prevenzione dei conflitti approfondendo i valori di giustizia e legalità era l’obiettivo che ci eravamo prefissati” afferma il Presidente di Servire Nereto Daniele Capuani.
Nella nota diffusa, l’associazione Servire Nereto ha ringraziato tutti coloro che hanno reso possibile la giornata.

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