Questa mattina nel focus di “Abruzzo in Comune” sulla sanità teramana, ha fatto annotazioni anche Mirko Rossi, vicesindaco di Mosciano Sant’Angelo, in particolare sulla problematica delle liste di attesa.
Tre i grandi temi trattati. Due riguardano la sanità teramana, ovvero le liste d’attesa e la realizzazione del nuovo ospedale del capoluogo. Uno la sanità abruzzese: la rete ospedaliera regionale. “Basti dire che la sezione regionale di controllo della Corte dei Conti con la delibera 134/2022 ha dedicato un paragrafo intero alle liste di attesa della Asl di Teramo, come per quelle de L’Aquila, Chieti e Pescara, ma se queste ultime sono riuscite, in sede di integrazione e contraddittorio, a dare delucidazioni con dati aggiornati, nella peggiore delle ipotesi, al 2021, la Asl di Teramo ha fornito chiarimenti datati 2020 dimostrando di non avere il controllo dello stato dell’arte” spiega Mariani. “Questo comporta che, nonostante gli obiettivi fissati dal Piano Regionale Gestione Liste di Attesa (PORGLA) sulle prestazioni cosiddette “traccianti”, ad oggi ancora siamo in enorme affanno nell’erogazione delle prestazioni per l’azienda teramana”.
“Quello che è palese, al di là dei tecnicismi, è che nel teramano si toccano oramai con mano le difficoltà nello smaltire le prestazioni sanitarie sia sotto l’aspetto dell’erogazione dei servizi ambulatoriali che delle prestazioni di natura chirurgica” prosegue il Capogruppo di “Abruzzo in Comune”. “Infatti dopo un anno di battaglie portate avanti dal sottoscritto sul delicato tema delle liste d’attesa in Abruzzo tutte le Asl ci hanno fornito i dati richiesti, quella teramana invece, malgrado mi sia recato di persona in visita ispettiva la scorsa estate, ha candidamente ammesso di non potermi dare alcun dato aggiornato in tempo reale sulle prestazioni chirurgiche perché semplicemente non li ha!”.
LA REPLICA DELLA ASL. L’azienda sanitaria ha inviato dopo la conferenza di questa mattina di “Abruzzo in Comune” una replica indiretta, aggiornando sullo stato delle liste di attesa. “I risultati sono stati molto evidenti soprattutto sulle prestazioni “tempo dipendenti” che condizionano il buon esito del percorso clinico del paziente: oggi sono garantite entro i tempi previsti dalla normativa (urgenti “U” entro 72 ore, brevi “B” entro 10 giorni, differibili “D” visite entro 30 giorni esami strumentali entro 60) oltre la soglia ottimale del 90%, fissata dal Piano nazionale e da quello regionale sul governo delle liste di attesa. Per questo tipo di prestazioni ci sono comunque alcune criticità residue. Le più significative sono: visita otorinolaringoiatrica, urologica, gastroenterologica, risonanza addome, ecografia addome, elettromiografia, per le quali non si riescono a rispettare completamente i tempi prescritti. Per risolvere le criticità, la direzione strategica ha adottato alcune misure, fra cui l’acquisto di tecnologie avanzate (Pet, risonanza 3 tesla e Tac multistrato) e il reclutamento di personale, pur nelle evidenti difficoltà a livello nazionale di reperimento di alcuni professionisti (anestesisti, pediatri, cardiologi, patologi clinici e medici di pronto soccorso) anche mediante la contrattualizzazione di medici in formazione specialistica. Inoltre sono state adottate e sono in esame soluzioni di riorganizzazione complessiva delle attività e per le prestazioni maggiormente critiche è in esame l’utilizzo della libera professione individuale, a carico dell’azienda, in modo da abbattere ulteriormente i tempi di attesa”.
Per la Asl, “Nello stesso ambito è stata data attuazione al piano regionale di recupero delle liste d’attesa finanziato con 2 milioni 570mila euro. Con questo, a fine settembre, abbiamo recuperato 829 interventi chirurgici cioè oltre il 71% delle relative liste di attesa. Recuperate inoltre 6.841 prestazioni ambulatoriali e 6.615 prestazioni di screening oncologico. Maggiori criticità si evidenziano sulle prestazioni programmabili “P” cioè ritenute non urgenti dai medici prescrittori, in quanto da eseguire per legge entro 120 giorni. Su questa tipologia, peraltro, la direzione strategica organizzerà una serie di incontri con i medici di medicina generale entro la fine dell’anno in modo da migliorare l’appropriatezza prescrittiva. Sempre per la soluzione di questo problema, la Asl ha attivato la “presa in carico del paziente” con una work-list: in pratica il cittadino che richiede una prestazione viene inserito in una lista di attesa e viene richiamato alla prima disponibilità su posti recuperati in quanto tutti i prenotati vengono chiamati telefonicamente per confermare o meno l’appuntamento. In questo modo sono stati recuperati in un anno 5.300 posti, che altrimenti sarebbero stati non utilizzati a causa dell’elevato tasso di abbandono, senza preventiva disdetta”.
“Siamo partiti da una situazione critica nel 2019, che risaliva a tempi lontani”, dichiara il direttore generale della Asl Maurizio Di Giosia, “abbiamo attraversato due anni di pandemia in cui la piena funzionalità degli ospedali è stata compromessa. Grazie al forte impegno della Regione Abruzzo e dell’assessorato alla Salute, oltre che alle strategie messe in campo da questa direzione e all’abnegazione di tutto il personale che non mi stancherò mai di ringraziare, siamo riusciti a raggiungere traguardi importanti. Sicuramente c’è ancora molto lavoro da fare, con la collaborazione dei medici e del personale nel suo complesso. Il problema delle liste di attesa non è teramano, ma nazionale e transnazionale, come è evidente da quanto pubblicato su tutti i mezzi di informazione. Non possiamo eliminarlo, ma per noi è una priorità contenerlo fortemente in modo da dare risposte ai cittadini riducendo il più possibile qualsiasi loro disagio e mettendo la sanità pubblica in grado di dar loro risposte il più possibile tempestive”.
Sul sito aziendale esiste un apposito link in cui è possibile consultare facilmente i tempi di attesa delle prestazioni, anche comparandoli con i dati degli anni precedenti, nella più totale trasparenza.