La sua storia, il suo coraggio e la sua resistenza (e della sua famiglia) in una battaglia che dopo anni l’ha portato ad uscire fuori da quella che, al momento, resterà solo un brutto incubo. Seppur reale nel suo incedere. Per una volta tutte le questioni tipiche di un consiglio comunale sono rimaste “fuori” dall’aula.
L’assise civica, infatti, questa sera ha tributato il giusto riconoscimento a Denis Cavatassi, l’imprenditore 51 anni di Tortoreto, assolto di recente dalla Corte Suprema della Thailandia, e tornato in Italia, da uomo libero, dopo aver patito tutte le implicazioni nella dura detenzione nel paese asiatico. E nella seduta consiliare, conclusa con la consegna di una targa, si sono susseguiti tanti interventi.
Quelli del sindaco Domenico Piccioni (che ha parlato di rete di solidarietà e dello spirito di Denis, che deve essere di esempio per tutti), a quella del parlamentario Antonio Zennaro, alle testimonianze di compiacimento di tutti i capigruppo consiliari. Le parole, a tratti, hanno lasciato spazio anche ad un pizzico di commozione. Come quella di Denis Cavatassi, che come ha detto lui è passato, nello spazio di pochi giorni, dalla detenzione all’abbraccio della sua gente.
Quella che a distanza non lo ha mai abbandonato, sostenendo moralmente la battaglia della famiglia per la sua libertà (in aula erano presenti il padre Gianni, il fratello Adriano e la sorella Romina). E anche in un momento molto particolare Denis ha trovato anche il modo di raccontare alcuni passaggi della sua disavventura. Dal tempo trascorso a riflettere, alle letture e alle considerazioni sulla pena di morte. Senza dimenticare quello che è stato l’impegno, decisivo, delle istituzioni.