C’è un’Italia fatta di impegno, studio, dedizione e ricerca, che viene apprezzata e “cercata” all’estero. Nel campo della medicina e della ricerca.
L’esempio, non certo il primo, a testimonianza di una generazione sempre con la valigia in mano, arriva da Alba Adriatica. Laura D’Ignazio, 31 anni, ricercatrice che si è formata all’Università “Carlo Bo”, da qualche settimana è volta negli Usa. La seconda esperienza oltreoceano. Ma questa decisamente più significativa, visto che Laura ha preso servizio in uno dei centri di ricerca più prestigiosi in America: il Lieber Institute for Brain Development-Johns Hopkins School Medicine di Baltimore. Provando a fare sintesi: uno dei centri di ricerca più all’avanguardia per quanto concerne una serie di disturbi mentali.
E l’approdo nel centro di ricerca a “Stelle e Strisce” non è arrivato a caso. Laura D’Ignazio, dopo il corso di laurea triennale in Biotecnologie all’Università “Carlo Bo” di Urbino (nella sede distaccata di Fano), con il massimo dei voti
ha conseguito la Laurea specialistica in Biotecnologie Industriali (sempre 110/110 e lode). Per poi conseguire un’ulteriore Laurea magistrale in Biologia (110/110 e lode con bacio accademico) e prendere il Dottorato di ricerca in Biologia Cellulare e Molecolare, attraverso una prestigiosa Borsa di Studio inglese Wellcome Trust nell’Università di Dundee in Scozia.
Dopo la specialistica, nell’ottobre 2011 fino all’agosto 2014, Laura è subito partita per la sua prima esperienza lavorativa nel Laboratorio di Genetica del National Institute of Aging (NIA – equivalente dell’Istituto Superiore di Sanità in Italia) a Baltimora negli Stati Uniti, nella sezione Genetica Umana (sotto la guida del Dr. David Schlessinger) per il quale ha studiato i meccanismi molecolari alla base della diminuzione dei follicoli ovarici.
Finita questa prima esperienza e dopo il conseguimento del Dottorato a Dundee, da qualche settimana Laura D’Ignazia è tornata a lavorare al Lieber Institute for Brain Development / Johns Hopkins School of Medicine, nel quale (sotto la guida del Dr. Jennifer Erwin) e si dedicherà allo studio delle basi molecolari di una particolare forma di Parkinsonismo mediante l’uso di cellule staminali umane.