Teramo. “Il prossimo 19 novembre era in programma presso il tribunale di Teramo l’udienza sull’opposizione all’archiviazione richiesta dalla procura di Teramo nel procedimento sui Laboratori di Fisica Nucleare del Gran Sasso attinente tematiche e fatti estremamente rilevanti, con possibili ripercussioni giurisprudenziali in tutta Italia”, ricorda in una nota la Mobilitazione per l’Acqua del Gran Sasso.
“Da un lato, grazie alle nostre denunce si è avviato il processo sull’acqua, vittima di rinvii a ripetizione. Soprattutto, è stato colmato il vuoto relativo alla mancanza dei piani di sicurezza obbligatori per la legge Seveso sulla prevenzione degli incidenti rilevanti nei Laboratori di Fisica che mancavano da anni a causa dell’inerzia di molte strutture pubbliche, in primis i Vigili del Fuoco. Si è anche avviato l’iter per l’allontanamento delle sostanze pericolose. Risultati raggiunti grazie al nostro impegno di volontari”.
“In uno stato di diritto”, continua la nota, “sarebbe civile capire se dietro queste omissioni ci siano anche profili di responsabilità penale. Idem per l’omissione della Valutazione di Incidenza Ambientale per alcuni esperimenti. Oppure per la mancanza dei titoli edilizi per alcune strutture. È rilevante la questione della mancanza del nulla osta del Parco nazionale che ad un semplice cittadino viene richiesto pure per mettere una bombola per il riscaldamento di un’abitazione. C’è, per dire, un ragazzo sotto processo, chiesto proprio dalla Procura di Teramo, per aver realizzato nel Parco dei microscopici e benefici stagni di pochi mq per favorire gli anfibi senza l’autorizzazione dell’ente parco. Al contrario per la stessa Procura, contro il parere dei Carabinieri dei NOE e dello stesso Ente Parco, si può costruire nei laboratori sotterranei di fisica un bunker di cemento armato con pareti di spessore di 80 cm e lunghezza di 25 metri senza avere l’autorizzazione dell’area protetta. Casi della vita, evidentemente. Per questo le decisioni del giudice sull’archiviazione possono avere conseguenze che travalicherebbero i confini regionali. Ad esempio, se fossero accolte le tesi della procura, decadrebbero di fatto centinaia di migliaia di procedimenti autorizzatori nei parchi nazionali, comprese decine di cause penali”.
“Ebbene, l’udienza prevista per il 19 novembre è stata rinviata al 25/03/2021. Si tratta dell’ennesimo rinvio per questo procedimento; ormai stiamo perdendo il conto. La discussione ora ci sarà dopo ben 555 giorni dalla richiesta di archiviazione formulata dalla Procura. Evidentemente, visto che lo spostamento questa volta è stato motivato con la mancanza di spazi idonei causa Covid, negli ambienti del tribunale teramano si respira un certo ottimismo sulla fine dell’emergenza e sull’archiviazione, è il caso di dirlo, della pandemia entro fine marzo del prossimo anno. Qualche dubbio lo nutriamo e ci chiediamo se non sia il caso di attrezzarsi adeguatamente per quella data onde evitare un nuovo rinvio”.