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Giulianova, caso di razzismo alla Asl: Retko difende l’impiegato: ‘solo calunnie’

Giulianova. “Una condanna senza processo. L’ipocrisia. Nella veste di difensore (ed amico) dell’impiegato della ASL di Teramo operante presso la struttura dell’Ospizio Marino di Giulianova, accusato di aver offeso una persona di colore, chiedo che cessi immediatamente la miserevole campagna mediatica portata contro di lui a livello locale e nazionale”.

Lo ha dichiarato il consigliere comunale e avvoccato, Fabrizio Retko, in merito al presunto caso di razzismo negli uffici Asl di Giulianova, denunciato da Ibrahima Diop, 39enne rosetano di orgine senegalese.

Secondo il consigliere di Linea Retta “a Giulianova mai è esistito il problema razziale e tanto è dimostrato dal fatto che plurimi sono i rapporti affettivi sorti tra italiani e stranieri di ogni nazionalità, tuttora perduranti. E’ oltremodo inopportuno e disdicevole. soprattutto per coloro che rappresentano la comunità a carattere locale e regionale, assumere comportamenti che alimentino situazioni di conflitto sociale ed etnico, giacche, da generici, non ne conoscono la portata ed il potenziale esito impattante. In tal modo hanno assunto personalmente il rischio di imbarbarimento di una problematica in realtà non esistente;nel caso in questione, i soggetti politici. che si sono apertamente ed incondizionatamente dichiarati per la colpevolizzazionedel dipendente della ASL, hanno mostrato la loro pavida personalità ed hanno offeso la nostra Nazione, riconoscendo valenza di prova inconfutabile al racconto del soggetto di etnia senegalese ed accusando implicitamente di falsa testimonianza il personale della ASL ed un tecnico estraneo alla struttura, sentiti in merito alla vicenda. L’accusa equivale a dire che tali italiani sono dei malfattori, avendo, con ignominia, coperto la responsabilità del loro collega. La gravità delle affermazioni rese alla stampa (anche in sede istituzionale), prive di una pur minima attività istruttoria, è ancor più marcata ove si considerino”.

Retko attacca D’Alfonso perché “ha ritenuto vero ed utile pensare che in Italia viga il principio della non colpevolezza se non provata giudizialmente”; e il sindaco Mastromauro, “il quale ben conosce il cennato principio della presunzione d’innocenza ma, per ragioni sue proprie, ne dimentica l’attualità e si dispone ad avallare la richiesta di una esemplare e dura condanna. Oggi, invece, pongono gratuitamente al pubblico ludibrio una persona mite, per tal fatto incapace di difendersi attraverso la stampa, reputando di poterlo fare impunemente”.

“Per chiarire i contorni della vicenda processuale, è bene dire che l’impiegato della ASL non verrà sottoposto ad alcun processo penale sol perché la querela sporta contro di lui afferisce al reato di ingiuria e tale illecito è stato depenalizzato. Saremo noi a valutare le decisioni che la magistratura vorrà assumere per poi formalizzare o meno la denuncia per calunnia a carico del querelante, la cui pena è ben più grave rispetto a quella riferita all’ingiuria. In ogni caso, la vicenda non terminerà in un nulla di fatto, essendo stata gravemente offesa la reputazione del mio assistito”.