Val Vibrata. Due vicende per certi versi analoghe. Due vertenze diverse, entrambe nella stessa zona di territorio, e che ora potrebbe prevedere nuovi scenari.
Ma che vanno governati. E questa la richiesta, ufficiale, che le segreterie di Fim, Fiom e Uilm fanno all’assessore regionale al lavoro, Pietro Quaresimale. La richiesta è quella di convocare un tavolo istituzionale sulla vicenda che segue binari diversi.
Futuro ATR Colonnella. Un’azienda del carbonio – concorrente della Atr, situate per di più a pochi chilometri di distanza – ha fatto sapere a mezzo stampa che nel giro di qualche tempo, visto all’andamento positivo aziendale, ha intenzione di implementare il personale di 200 unità. “Ci sembra opportuno, oltre che logico a questo punto, immaginare che tra queste 200 persone ci siano le competenze dei 75 lavoratori della Atr, che per cause non legate alla loro volontà, sono a casa di più di un anno: si salvaguarderebbero le professionalità del territorio a beneficio della azienda concorrente che avrebbe personale già formato. È opportuno, dunque, attivare una cabina di regia politica, che possa governare il futuro del settore e dare finalmente attuazione ad una legge regionale n.28/2003 “Istituzione del Polo per la lavorazione industriale del carbonio”, finora rimasta solo carta”, scrivono i sindacati.
Veco Martinsicuro. Per la storica fonderia, chiusa da oltre 18 mesi, si è fatta strada un certo interesse da parte di investitori del nord, attratti da quanto di apprende dal know-how dei lavoratori e breve saranno in zona per effettuare dei colloqui di lavori con i dipendenti della fonderia. I quali, pur di lavorare, sarebbero disposti anche a trasferirsi a centinaia di chilometri di distanza. ”In questa occasione”, proseguono i sindacati, “gli imprenditori bresciani prenderanno visione dei macchinari della Veco, attualmente in disuso e messi in vendita dalla Curatela così come previsto dalla procedura fallimentare.
E’ necessario avviare quanto prima un confronto affinché le professionalità, le competenze, le attività e i macchinari della fonderia, rimangano nel nostro territorio, anziché farli emigrare interamente, e dunque definitivamente. Per questi motivi, riteniamo che l’azione politica sia necessaria a cristallizzare la situazione e a creare le condizioni affinché queste opportunità irripetibili, per i lavoratori e per la nostra provincia, non vengano disperse e dissipate, depauperando ulteriormente il poco che è rimasto in un territorio di confine, che insiste in quella che consideriamo l’incomputa area di crisi complessa”.