In una lettera di protesta Battista Caterini, allevatore membro del consiglio direttivo di Coldiretti Teramo e assessore all’agricoltura del Comune di Valle Castellana, ha deciso di non partecipare alle 160esima “Fiera della Pastorizia” del 13 e 14 luglio a Piano Roseto come tanti altri allevatori teramani ed abruzzesi “sempre più demotivati dai grandi problemi che attanagliano il settore degli allevamenti zootecnici in Abruzzo e dall’immobilismo delle istituzioni”.
Per evidenziare i problemi degli allevatori teramani e abruzzesi, Caterini ha spiegato: “Abbiamo chiesto, a più riprese, un incontro al nuovo assessore regionale all’agricoltura, Emanuele Imprudente, con il solo obiettivo di illustrargli la situazione, spiegargli le nostre problematiche e chiedere un intervento forte della politica abruzzese. Purtroppo però stiamo ancora attendendo che ci fissi un incontro ed intanto la situazione peggiora sempre di più”.
Caterini ha continuato parlando delle difficoltà che incontra attualmente chi vive di agricoltura o allevamento: “I “nemici” sono tanti: dalla burocrazia, che ha reso sempre più difficile svolgere questo mestiere antico e pieno di tradizioni, passando per gli alti costi di gestione che fanno il paio con guadagni sempre più bassi, fino alla concorrenza sleale dei grandi gruppi del nord Italia che scendono in Abruzzo e affittano, a prezzi improponibili, i terreni con il solo e unico scopo di incassare i fondi messi a disposizione dall’Unione Europea per la nostra regione e gli allevatori abruzzesi (quella che, qualche giornale, ha ribattezzato alcune settimane fa “la mafia dei pascoli”), senza alcun controllo da parte delle autorità competenti e addirittura, in alcuni casi, senza nemmeno svolgere le operazioni per le quali chiedono poi questi fondi”.
Le macchine amministrative lente dei Comuni, a detta di Caterini, comportano perdite di tempo, risorse e denaro come ad esempio lo spostamento dei greggi da un territorio all’altro: “dobbiamo attendere i ben noti “tempi biblici” della burocrazia italiana, intanto i capi di bestiame muoiono, anche per mancanza di acqua e di foraggiamento, e se decidiamo di muoverci, ma siamo sprovvisti di tutte le autorizzazioni ferme presso qualche ufficio comunale, ci multano come se fossimo criminali”. Ha accennato anche ai contributi Pac che supportano chi vive di agricoltura e che, a causa della lentezza burocratica, ” bastano anche poche settimane di ritardo (quando va bene) nell’erogazione di questi contributi per mettere in ginocchio un piccolo allevatore ed il suo mondo”. A ciò ha aggiunto che “i prezzi di vendita al dettaglio di carni, formaggi e animali vivi sono fermi a circa venti anni fa e che, sempre più spesso, i grandi gruppi di acquisto e distribuzione impongono agli allevatori teramani ed abruzzesi dei prezzi d’acquisto così bassi da non coprire nemmeno i costi”.
Ha concluso: “Per questi e tanti altri motivi non parteciperò, e come me tanti colleghi, alla 160° edizione della “Fiera della Pastorizia”, anche per protestare contro l’immobilismo delle associazioni, degli enti, delle istituzioni e di quanti dovrebbero tutelare e proteggere la categoria degli allevatori e invece restano immobili mentre tutto va a rotoli. La “Fiera della Pastorizia” dovrebbe essere un momento di festa, una vetrina per il nostro mondo, un evento promozionale a sostegno della categoria, oggi invece appare come un evento sinceramente vuoto e con poco senso di esistere vista la brutta china che sta prendendo questa storica attività”.