L’inchiesta per la quale D’Amico è finito a processo e nella quale ha chiesto ed ottenuto di essere processato con rito immediato, è quella relativa al doppio incarico come Rettore dell’Università di Teramo e presidente del Cda dell’Arpa Spa (e successivamente della Tua). Inchiesta nella quale gli viene contestata l’indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato.
In particolare la Procura gli contesta, nel momento in cui ha assunto l’incarico alla Tua, di non aver svolto più l’incarico di docente a tempo pieno che la legge prevede come requisito necessario per poter ricoprire la carica di rettore e di aver omesso di darne formale comunicazione all’Ateneo percependo così indebitamente l’indennità connessa alla carica di Rettore.
A D’Amico, inoltre, la Procura contesta anche il peculato per la consegna, nell’ambito della cerimonia “Welcome Matricole” del novembre 2013, di 10 tablet di proprietà dell’Università, a titolo di riconoscimento, al personale tecnico di supporto all’intervento degli artisti Ficarra e Picone.
Insieme a D’Amico sono a processo anche altri due docenti dell’Ateneo: il professor Mauro Mattioli, ai quali viene contestato un episodio di peculato, in concorso con il Rettore, e il preside di Scienze della Comunicazione Stefano Traini al quale viene contestato l’abuso d’ufficio.