Tutti i particolari della vicenda saranno forniti domani, a L’Aquila, in conferenza stampa dal procuratore della direzione distrettuale, Michele Renzo.
E sarà anche chiarito un aspetto: come possa essere finita in Val Vibrata, l’opera d’arte attribuita a Banksy, simbolo di raccoglimento, raffigurata su una delle porte di sicurezza del Bataclan. Il teatro parigino dove nel 2015 si verificò un attentato terroristico. Gli inquirenti, seguendo un percorso investigativo, sono arrivati fino ad un casolare nelle campagne a ridosso del Salinello. In via Pignotti, una stradina al confine tra i territori di Sant’Omero e Tortoreto. Il sequestro della porta dove era raffigurata l’opera d’arte è stato effettuato dai carabinieri della compagnia di Alba Adriatica. Alcuni dubbi andranno chiariti e i particolari, come anticipato il procuratore Renzo, saranno resi noti domani.
Dalle indiscrezioni trapelate, comunque, ci sarebbe un indagato: un cittadino francese, con residenza a Tortoreto.
Il furto. L’opera attribuita a Banksy, raffigurante una donna in lutto, era apparsa a fine giugno 2018 sulla porta sul retro del Bataclan in omaggio alle vittime degli attentati del 13 novembre 2015 a Parigi. Il 26 gennaio 2019 era stato lo stesso Bataclan a dare notizia del furto esprimendo “profonda indignazione”.
“L’opera di Banksy, simbolo di raccoglimento e che apparteneva a tutti: residenti, parigini, cittadini del mondo è stata rubata”, aveva scritto il teatro parigino su Twitter. E ancora: Bansky “ha offerto questa opera sulla porta dell’uscita di soccorso del Bataclan per una ragione: quella della sua scelta d’artista urbano e in uno slancio di omaggio e di sostegno. L’essenza stessa dell’arte urbana è di dare vita ad un’opera d’arte in un ambiente particolare e siamo convinti che questa opera aveva un senso solo in questo posto. È per questa ragione che avevamo deciso di lasciarla, libera, nella strada, accessibile a tutti”.