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Covid, la legge non è uguale per tutti: “Con i centri commerciali chiusi ci portano al fallimento”

La protesta arriva da Teramo e dal centro commerciale Gran Sasso nello specifico, ma potrebbe in realtà giungere da qualsiasi altro punto vendita non alimentare inserito all’interno di un mega discount.

Perché il dpcm che ha colorato l’Italia per regioni a seconda dei 21 indicatori che descrivono lo stato della pandemia, non consente agli esercizi non alimentari dei centri commerciali di stare aperti nei weekend, festivi e prefestivi.

“Non ci possono essere commercianti di serie A o serie B – dice il titolare di uno dei negozi del “Gran Sasso” che ha chiesto l’anonimato – Oggi è zona rossa e siamo tutti chiusi, ma in caso di zona arancione io avrei dovuto abbassare la serranda del mio negozio di abbigliamento, mentre in città la stessa categoria sarebbe rimasta aperta. Ho otto dipendenti in cassa integrazione che vogliono lavorare perché hanno famiglia esattamente come me. Ci stanno massacrando, dal punto di vista economico e dal punto di vista psicologico”.

Il titolare fa poi un passo indietro: “A marzo, con il primo lockdown, ci siamo salvati per poco. Sono 30 anni che pago le tasse, ho ricevuto 9mila euro per tre mesi di chiusura e ora 18mila con l’ultimo Decreto Ristori. Ma le perdite ammontano a 300mila euro, senza dimenticare l’affitto da pagare alla struttura. I centri commerciali sono i luoghi più sicuri, c’è la vigilanza che controlla continuamente il rispetto delle norme. Vorrei che il governo ci desse le prove di contagi avvenuti per motivare le chiusure nei weekend che, con il periodo natalizio, sono ancora più pesanti. Stare chiusi per noi vuol dire fallire”.

L’amarezza si palesa ancora parlando delle difficoltà di altri imprenditori: “Ora capisco perché alcuni arrivano a pensare o a compiere gesti estremi. Io sono un combattente e combatterò fino alla fine, ma ci stanno portando al disastro”.

I commercianti del “Gran Sasso” stanno anche pensando di rivolgersi al Prefetto, ma il grido d’allarme è nazionale. Il Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali ha inviato infatti una lettera al Ministro Lamorgese per rivolgere alcune osservazioni in merito alle chiusure degli esercizi presenti all’interno di centri commerciali, gallerie commerciali e parchi commerciali. L’Associazione ha sottolineato che l’apertura senza limitazioni di negozi e grandi magazzini nelle cosiddette “vie dello shopping”, a differenza di quelli situati nei centri commerciali, genera un effetto contrario a quello desiderato, provocando assembramenti nei centri città.

Per questo il CNCC auspica che possa essere valutata urgentemente un’immediata riapertura dei negozi all’interno dei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi, così come nei fine settimana, “considerando che si stima che i moltissimi giorni di chiusura nel mese di dicembre, incideranno con una perdita del 75% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno”.