“Nel momento più difficile nella storia del nostro Paese, nella delicata ed incerta fase in cui, come istituzioni, si sta lavorando insieme e con fatica per ritornare gradualmente ad una condizione di ordinarietà, ritengo necessario esprimere la netta contrarietà, nei tempi, nel metodo e nel merito, rispetto al susseguirsi spasmodico di Ordinanze regionali che, a pochi giorni dall’approvazione del DPCM del 26 aprile 2020, smantellando con previsioni generiche e ingiustificate le disposizioni emergenziali sanitarie vigenti in tutto il livello nazionale, stanno creando una evidente incertezza e una grandissima confusione e disorientamento tra i cittadini, esponendoli con ciò a rischi inutili, una inaccettabile difficoltà nell’applicazione e nella vigilanza da parte di tutte le forze dell’ordine che devono attuarle in raccordo con le disposizioni nazionali, un imbarazzo tra noi sindaci che sul territorio dovremmo dare risposte e indicazioni chiare”. E’ perentorio il sindaco di Teramo, Gianguido D’Alberto.
“In una sola frase, si rischia di determinare un caos istituzionale inaccettabile soprattutto nella delicata fase che stiamo vivendo sotto l’aspetto sanitario, con un riflesso inevitabile sul piano sociale per le nostre comunità – prosegue – Ci tengo a ribadire che nessuna di queste ordinanze è stata concordata né tantomeno messa a conoscenza di noi sindaci, nessuna consultazione si è svolta. Tutto ciò in contrasto con il principio di leale collaborazione istituzionale, con il rischio di smantellare tutto il sistema di prevenzione emergenziale. Non sappiamo, ad esempio, se le aperture di attività previste siano all’interno del singolo comune o permettono lo spostamento in altri comuni della nostra regione, non sappiamo che indicazioni dare alle nostre polizie locali in via generale per far rispettare quanto previsto dalle ordinanze che peraltro non si pongono in linea con lo spazio di autonomia previsto per le regione dalla normativa nazionale.
E conclude: “Interrompiamo immediatamente questa competizione tra livelli di governo, torniamo al serio e responsabile dialogo istituzionale ed evitiamo di trasformare una fase storica decisiva per il nostro futuro in una miope sfida istituzionale permanente che di certo, così impostata, non avrà né vincitori né vinti, ma che avrà un riverbero pericolosamente dannoso sui diritti fondamentali dei cittadini che di questa sfida rischiano di pagare, incolpevoli, gli effetti”.