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Corruzione al Comune di Ancona: chiesto il processo per 6

Concorso in corruzione aggravata per atti contrari a doveri d’ufficio e un caso di istigazione alla corruzione che non si concretizzò perché la proposta venne respinta dal destinatario. Sono i reati per i quali la Procura di Ancona ha chiesto il giudizio per Simone Bonci, geometra del servizio manutenzioni del Comune di Ancona, ora sospeso dal servizio, nel procedimento scaturito dell’indagine ‘Ghost Jobs’, culminata il 7 novembre scorso in cinque arresti (misure poi revocate).

 

Per concorso in corruzione aggravata rischiano il processo anche cinque imprenditori: Tarcisio Molini di Cingoli, Francesco Tittarelli di Ancona, Carlo Palumbi di Torricella, Marco Duca di Cupramontana e Moreno Ficola, di Porto Recanati.

Gli accertamenti eseguiti dalla Squadra Mobile, tra cui intercettazioni audio e video nell’ufficio di Bonci, fecero emergere un giro di appalti pilotati alle imprese dallo stesso in cambio di varie utilità: messa in opera di un bagno in casa di Bonci per un valore di circa 30mila euro, una caldaia, un portone blindato, dispositivi hi-tech, importi in contanti; in alcune appalti i lavori non vennero eseguiti o lo furono solo parzialmente. Gli appalti riguardavano, tra gli altri, il restyling dei Laghetti del Passetto e manutenzioni cimiteriali.

L’udienza preliminare davanti al gup Francesca De palma si terrà il 2 novembre. La difesa di Bonci – avv. Riccardo Leonardi e Lorenza Marasca – chiederà il patteggiamento con sostanzioso sconto di pena (o l’abbreviato se non si trovasse un ‘accordo’ con i pm) ritenendo significativo l’apporto alle indagini fornito dall’imputato: Bonci aveva confessato, aveva raccontato gli episodi corruttivi, affermando in sostanza di averli gestiti da solo sul ‘versante Comune’, approfittando della fiducia di cui godeva.

La Procura di Ancona non ha invece ancora chiuso l’altro fascicolo collegato – ipotesi non di corruzione ma, a vario titolo, di abuso e omissione atti d’ufficio, truffa e turbativa d’asta – che interessava inizialmente una trentina di indagati tra cui quattro assessori, uno solo dei quali aveva subito una perquisizione. In questo filone d’indagine potrebbero esserci diverse archiviazioni.