“Nella giornata di ieri, con notevole ritardo, sono arrivati i primi dati dalla Prefettura di Teramo riguardo le aziende che hanno chiesto di continuare a lavorare nonostante il Decreto del Presidente del Consiglio ne prevedesse la fermata. Per avere questi dati è stato necessario che le confederazioni provinciali di CGIL, CISL e UIL, dopo diverse sollecitazioni formali ed informali, arrivassero a minacciare lo stato di agitazione generale”. A denunciarlo FIM CISL e FIOM CGIL di Teramo.
“Ad oggi in provincia risultano, oltre alle aziende che possono lavorare per decreto, altre 207 che hanno già avuto il parere positivo a proseguire l’attività dalla Prefettura e 13 che hanno fatto richiesta ed aspettano di avere risposta. Di queste sono 65 le aziende metalmeccaniche (57 hanno già ottenuto l’approvazione ed 8 sono in attesa) per un totale di 1.630 lavoratori potenzialmente coinvolti. Non tutti, in realtà, stanno effettivamente lavorando perché ci sono aziende che, in maniera corretta, hanno riattivato solo le linee di produzione legate alla gestione dell’emergenza fermando gli altri lavoratori con la cassa integrazione. Molte altre, al contrario, stanno approfittando di questa opportunità per tenere attivi interi stabilimenti industriali in cui le produzioni per l’emergenza sono residuali. Come già fatto dall’inizio dell’emergenza, FIM CISL e FIOM CGIL di Teramo, ribadiscono la necessità che si riduca il più possibile l’attività industriale in provincia. Non è possibile che alle cittadine ed ai cittadini si chiedano pesanti sacrifici e si impongano stringenti divieti e poi non si ponga un freno all’attività spregiudicata di alcune aziende. Una situazione che non riguarda solo le operaie e gli operai coinvolti, ma rischia di determinare problemi anche alle loro famiglie e, di conseguenza, a tutta la collettività”.
E ancora: “Continua, tra l’altro, ad esserci anche il problema legato al rispetto del decreto e dell’accordo sulla sicurezza siglato da CGIL, CISL e UIL nazionali con il Governo, in particolare in quelle aziende non sindacalizzate dove non c’è la possibilità di fare alcuna trattativa sindacale e dove non abbiamo notizie di controlli da parte di nessuno degli enti preposti, per verificare che davvero vi sia il rispetto delle norme di sicurezza. Per queste ragioni, FIM e FIOM di Teramo, ribadiscono la necessità di un coinvolgimento delle categorie sindacali nella valutazione delle richieste di deroga e l’attivazione di verifiche immediate anche in relazione alle attività svolte dopo aver ottenuto il consenso a rimanere attivi”.