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Campli, chiude lo stabilimento della Unionalpha: 17 lavoratrici restano a casa

Campli. Chiude lo stabilimento della Unionalpha e 17 lavoratrici restano a casa.

 

L’azienda di proprietà della famiglia Perugini, leader in Europa nel cablaggio degli elettrodomestici, con sede principale a Comunanza, infatti, ha deciso di chiudere il polo produttivo di Campli, dove attualmente sono occupate 17 dipendenti, ma che nel recente passato ha avuto anche 40 occupati.

 

Lo scorso mese di novembre l’azienda, nelle persone del Presidente Remo Perugini e dell’Amministratrice Delegata Francesca Perugini, nel corso di un incontro in sede istituzionale alla presenza di Pierluigi Babbicola, responsabile per il CPI di Teramo del Servizio Relazioni Industriali, ha comunicato la decisione di chiudere l’unità produttiva teramana, esprimendo anche la volontà di trovare un accordo che attenuasse il più possibile l’impatto sociale ed economico di questa scelta.

 

“Nel corso dei diversi incontri che si sono poi succeduti in Provincia”, sottolinea Mirco D’Ignazio, segretario provinciale della Fiom Cgil, ” però, l’azienda ha respinto tutte le richieste sindacali, a partire da quella di un anno di cassa integrazione per cessazione, strumento che avrebbe attenuato l’impatto economico e fornito l’opportunità per una riconversione del sito e il mantenimento occupazionale. Tale richiesta era motivata anche dalla consapevolezza che la situazione dell’occupazione in provincia, non permette la perdita neanche di un posto di lavoro, mancando opportunità di rioccupazione, ancor più, come in questo caso, di lavoro femminile. Ma l’azienda, opponendo ragioni di immagine, opportunità e possibili richieste di finanziamenti per altri siti, non ha voluto percorrere questa strada”.

 

Ad oggi, l’unica disponibilità, è stata quella ad un trasferimento nel sito di Comunanza: una struttura situata a 60 chilometri, in un territorio  montano e non  collegato da mezzi pubblici. Una scelta che implicherebbe un trasferimento definitivo, con gli ovvi problemi e conseguenze, in particolare per delle lavoratrici donne, molte delle quali anche madri.

 

 

“Nel ribadire la nostra contrarietà alla chiusura del sito”, aggiunge D’Ignazio, “determinata anche dai mancati investimenti fatti negli anni dalla Unionalpha che ha preferito delocalizzare piuttosto che rafforzare e migliorare produttività e condizioni di lavoro a Campli, riteniamo che sia assolutamente necessario che l’azienda torni sulle proprie scelte e, nell’incontro del 9 gennaio, si riesca a chiudere in maniera soddisfacente una vicenda che altrimenti assumerebbe contorni davvero poco edificanti.

 

Non vorremmo, infatti, doverci trovare a commentare l’ennesimo impoverimento occupazionale del territorio e le condizioni di lavoro a cui, proprio a causa del rischio di perdere il lavoro, molte lavoratrici sono state costrette a sottostare in questi anni”.

 

La Commissione Pari Opportunità della Provincia di Teramo esprime solidarietà e vicinanza alle 17 lavoratrici dell’ Unionalpha Spa che stanno vivendo momenti di angoscia e smarrimento per la chiusura dello stabilimento di Campli.

La decisione, da parte dell’azienda, di eliminare la sede teramana che impiegava fino a qualche giorno fa solo donne rappresenta un duro colpo per la nostra comunità.

Come Cpo saremmo state solidali nello stesso modo e con lo stesso affetto anche se si fosse trattato di uomini lavoratori in difficoltà. Pensare però che delle mamme di famiglia saranno costrette a scegliere tra restare a casa senza lavoro o trasferirsi a 60 chilometri di distanza, in zone impervie e difficilmente raggiungibili nel territorio di Comunanza (AP), ci rende particolarmente tristi.

Il nostro auspicio è che la proprietà dell’Unionalpha possa tornare sulle proprie scelte e magari ripensare le proprie strategie attraverso il potenziamento dello stabilimento di Campli. Tale soluzione avrebbe il sostegno e l’impegno di tutte le istituzioni locali. Noi ci saremo.