Teramo. Le scelte dell’ATC – Ambito Territoriale di Caccia – Salinello non piacciono agli agricoltori teramani.
“Invece di cercare di ridurre la presenza del dannoso ungulato con la riapertura delle Riserve dove si riproduce indisturbato, l’ATC ne istituisce altre e più vaste. Da molti anni gli agricoltori della zona tra Teramo, Miano, Rapino, Spiano e dintorni chiedevano la riapertura della ZRC Sparazzano ed altre, esternata con raccolte di firme, riunioni con amministratori pubblici, comunicazioni alla Prefettura e richieste di contenimento dei danni alla Polizia Provinciale e ai Carabinieri forestali per ridurre al massimo la presenza dei cinghiali. Tali esigenze non collimano però con gli interessi di uno sparuto gruppetto di cacciatori specializzati nella braccata ai cinghiali che per poter fare grossi panieri hanno tutto l’interesse a mantenere molto alta la presenza di questi dannosi animali sui terreni coltivati e peraltro anche invisi, per i loro metodi scorretti, alla maggior parte dei cacciatori corretti e rispettosi delle regole della provincia di Teramo”, si legge in una nota.
“Questi si sono distinti con numerosi atti di disturbo delle operazioni di controllo sui campi coltivati organizzati dalla Regione Abruzzo e dalla Polizia Provinciale nei terreni in coltura nei mesi di maggio e giugno quando i danni erano più rilevanti. L’ATC Salinello ha scelto invece di dare loro ancora più spazio a dispetto dei cacciatori locali agricoltori-conduttori di rilevanti aziende agricole in questi territori che hanno tutto l’interesse alla riduzione della presenza dei cinghiali, andando persino contro le normative regionali che prevedono l’assegnazione delle zone in base al maggior numero dei residenti”.
Gli agricoltori del teramano si appellano a tutte le organizzazioni agricole provinciali affinché “i propri rappresentanti in seno al comitato di gestione dell’ATC facciano sentire alta la loro voce sul piano di gestione della caccia al cinghiale e annunciano che porteranno avanti tutti le azioni e rimostranze possibili nei confronti degli amministratori pubblici contro tali stolti metodi di gestione del territorio”. Ricordano inoltre che “la maggior parte dei danni denunciati alle autorità non vengono risarciti se non parzialmente, senza contare molti piccoli danni ad orti e colture minori che, non valendo la pena, non vengono neanche comunicati”.