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Bancarotta, maxi-sequestro di beni e aziende (13) ad un imprenditore marchigiano che vive a Martinsincuro

Gli uomini del Gico della Guardia di Finanza di Ancona e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma hanno sequestrato quote sociali e beni aziendali di 13 società, del valore di oltre 12 milioni di euro, nel ‘seguito’ dell’operazione denominata “Background” portata a termine lo scorso luglio e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Ancona, per le accuse di associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, reati fiscali, riciclaggio e auto-riciclaggio.

 

Erano state eseguite 12 misure cautelari personali – 9 in carcere -, una delle quali a carico di M.C., 46 anni, imprenditore calzaturiero Porto San Giorgio  residente a Martinsicuro accusato di gestire una rete di imprese, tramite ‘prestanome’, in varie regioni, con interessi anche all’estero, tra cui era emerso un flusso ingente di fatture per presunte operazioni inesistenti.

Il sequestro preventivo, disposto dal gip di Ancona su richiesta della Dda Marche, riguarda i beni delle società situate nelle Marche, nel Lazio, in Lombardia e in Emilia-Romagna, e operanti in diversi settori commerciali: dalla produzione di calzature al commercio di pelli, dalle materie plastiche ad autoveicoli e metalli ferrosi. Tra i beni ‘congelati’ tre appartamenti di pregio, sette autovetture, tra cui una Range Rover Evoque ed una Jeep Compass, e disponibilità finanziarie riconducibili alle 13 società gestite di fatto, secondo gli investigatori, dall’imprenditore 46enne.

 

Il provvedimento è stato adottato sulla base di analitiche investigazioni economico-patrimoniali che hanno individuato gli asset ritenuti acquisiti con proventi di illeciti e nella disponibilità, diretta e indiretta, del presunto ‘dominus’ tramite ‘teste di legno” nullatenenti o privi di redditi di nazionalità italiana e straniera  (Repubblica slovacca, Moldavia, Russia). I finanzieri hanno riscontrato una notevole sproporzione tra il valore dei beni, redditi dichiarati e l’attività svolta nel tempo dall’imprenditore e dai presunti prestanome. Per questo il gip ha disposto il sequestro dei beni finalizzato, una volta conclusa la vicenda giudiziaria, a una confisca “allargata” o “per sproporzione”.