“Le dichiarazioni del Commissario Gisonni durante l’audizione in Commissione Ambiente alla Camera non sono passate inosservate. E non poteva essere diversamente visto che alcune affermazioni sono inaccettabili e non aiutano a trovare soluzioni. Dalla ricostruzione fatta dal Commissario sembra quasi che il problema sia che l’acquifero del Gran Sasso dia da bere a 700.000 abruzzesi e che in Italia ci siano delle normative poste a tutela dell’ambiente e quindi della salute di tutti noi”.
“Non è così!”, puntualizza l’Osservatorio. “Il problema è che da vent’anni non si è fatto nulla per mettere in sicurezza un acquifero a rischio per la presenza delle gallerie autostradali e dei laboratori sotterranei dell’INFN. Il problema è che per la messa in sicurezza dell’acquifero un precedente commissario ha avuto a disposizione e speso oltre 80 milioni di euro e che, nonostante ciò, oggi ci ritroviamo in questa situazione. Il problema è che il sistema di monitoraggio e controllo che gli acquedotti di Teramo e L’Aquila hanno dovuto mettere in piedi sono pagati dai cittadini attraverso le bollette. Il problema è che da anni 100 litri di acqua al secondo vengono posti a scarico perché non si è in grado di garantirne la sicurezza. Il problema è che nei laboratori sotterranei dell’INFN si svolgono esperimenti con sostanze pericolose che non potrebbero stare nelle vicinanze di punti di captazione e distribuzione dell’acqua. Il problema è che per avere un Protocollo che obblighi Strada dei Parchi e INFN ad informare gli organi di controllo come ARTA e ASL di quanto facevano sotto il Gran Sasso si è dovuto attendere il 2017 e lo stop alla distribuzione di acqua in quasi tutta la provincia di Teramo”.
L’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso, promosso da WWF, Legambiente, Mountain Wilderness, ARCI, ProNatura, Cittadinanzattiva, Guardie Ambientali d’Italia – GADIT, FIAB, CAI e Italia Nostra, ha avuto modo di apprezzare pubblicamente la disponibilità al confronto del Commissario Gisonni e proprio per questo non comprende il tenore del suo intervento in Commissione Ambiente della Camera.
“Ci permettiamo così di porre al Commissario cinque semplici domande che avremmo voluto fargli in un incontro pubblico che stavamo organizzando e che si è dovuto rinviare a causa delle nuove disposizioni per fronteggiare l’emergenza CoViD-19.
In conclusione, l’Osservatorio è fermamente convito che si debba agire in fretta, ma è altrettanto convinto che si debba agire bene. “Lo strumento della gestione commissariale è stato ritenuto dal Governo nazionale e da quello regionale il migliore per assicurare la messa in sicurezza dell’acquifero. La persona scelta per il ruolo del Commissario è sicuramente di grande competenza ed esperienza. Da parte di tutti i soggetti coinvolti si lavori e ci si confronti nei luoghi deputati operando insieme verso la giusta soluzione, senza cercare ulteriori deroghe a norme di protezione ambientale che sono poste a tutela di tutti noi e dell’ambiente in cui viviamo”.