Teramo. Torna a parlare Davide Rosci. Il leader teramano degli Antifà fa sentire la sua voce dalla sua abitazione, dove sta scontando gli arresti domiciliari per il presunto assalto a blindato a Roma di tre anni fa. E da lì fa notare come gli venga negato, a suo dire, il diritto allo studio.
“Il carcere è l’inferno in terra e bisogna avere il coraggio di dirlo chiaramente così come bisogna che un parlamentare che lo ispezioni abbia l’accuratezza di chiedere quanti tentati omicidi all’anno si verificano, quanti atti autolesionistici avvengono e magari indagare con gli operatori e i detenuti sulle criticità che all’interno di quelle mura si vivono – racconta Rosci – A riguardo delle attività di reinserimento quest’estate rimasi piacevolmente colpito quando alla presenza dei mass-media venne reso noto dal Rettore Luciano D’Amico della futura nascita di un polo Universitario a Castrogno, e ciò grazie alla convenzione tra l’Università di Teramo e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Devo dire che purtroppo ad oggi la cosa è attiva solo sulla carta”.
Rosci spiega che si interessò subito alla possibilità offerta “e feci mandare una mail all’Università per chiedere se anche chi era ai domiciliari rientrasse nel progetto. Successivamente venni contattato dalla responsabile della convenzione e la risposta fu affermativa. Ero felicissimo di questa opportunità, perché iscrivendomi anche io avrei potuto usufruire di “tutte” le agevolazioni che venivano citate durante la conferenza stampa e quindi avrei potuto ultimare i miei studi iniziati anni addietro conseguendo la laurea Magistrale in Economia Bancaria. Inoltre, aspetto di non poca importanza, avrei potuto anche inoltrare la richiesta di frequentare le lezioni appellandomi al diritto allo studio che, come è noto, è costituzionalmente riconosciuto. Il sogno però si è infranto e veramente non so più cosa pensare perché oggi, la corte d’Appello di Roma, quella delle assoluzioni del caso Cucchi, a firma di quel giudice che mi ha condannato a 9 anni grazie ad un reato fascista, ha rigettato l’istanza”.
Per Rosci “è veramente scandaloso che mi venga negato il diritto allo studio e questo lo è due volte di più se si pensa che l’art.21 della Costituzione recita a chiare lettere che la detenzione debba tendere al reinserimento del detenuto nella società. E quale miglior mezzo se non quello dello studio per raggiungere tale obbiettivo? Sono quasi tre anni che mi hanno tolto la libertà grazie ad un reato datato 1930 e sono quasi tre anni che vedo ingiustizie da ogni parte pur non essendo condannato in via definitiva”.