Il Ris sta repertando ogni traccia lasciata dall’assassino (ce ne sarebbero all’ingresso) sul luogo del delitto. Chiaro che se i carabinieri riuscissero ad individuare tracce di Dna che non appartengono al pensionato, si arriverebbe già ad una svolta nell’inchiesta che non vede, per adesso, iscritti sul registro degli indagati.
Al momento nessuna pista decade: rimane in piedi quella del delitto passionale, (Bellisari “amava” le donne) e quella della rapina finita male. Così come non è escluso che l’assassino che ha preso in mano una spranga di ferro o un bastone giovedì pomeriggio per uccidere il 77enne pensionato, non possa essere una donna.
Tutte le ipotesi rimangono aperte e continua senza sosta l’attività del Reparto Operativo, diretto dal capitano Nazario Giuliani, per arrivare il prima possibile a capire chi possa essere l’omicida. In paese ci si divide su chi ha timore che uno sconosciuto possa essere arrivato ad Intermesoli per far del male a Bellisari e chi, invece, crede che l’assassino possa essere proprio tra loro.
In una frazione così piccola (arriva con difficoltà a cento anime), il timore che l’omertà possa prendere il sopravvento è grande. L’abitazione di Bellisari è praticamente al centro di Intermesoli. Uno sconosciuto (o sconosciuta) sarebbe stato di certo notato.
Le sue abitudini al mare. Il 77enne era tornato (anzitempo) dalla solita vacanza al mare che si regalava in questo periodo dell’anno. Bellisari frequentava uno chalet della zona centrale di Tortoreto e da anni alloggiava alla pensione “Helene”. Sempre da solo, era solito pranzare allo stabilimento, rimanendo poi in spiaggia per fare lunghe passeggiate e per scambiare qualche chiacchiera con altri vacanzieri del periodo. Chi lo vedeva tutti i giorni, lo descrive come una persona molto abitudinaria.
La porta sfondata dai carabinieri. Si è nel frattempo chiarito il mistero della porta sfondata al piano superiore: è stata opera dei carabinieri.