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Teramo, Rosci torna a parlare degli scontri di Roma: “Quel blindato si era lanciato contro i manifestanti”

Teramo. Torna a parlare Davide Rosci, leader di Azione Antifascista Teramo agli arresti domiciliari dopo la condanna a sei anni in Appello per il presunto assalto al blindato a Roma tre anni fa. E, proprio in merito a quell’episodio, Rosci ha qualcosa da chiarire, soprattutto dopo il suicidio di Leonardo Vecchiolla, detto “Chucky”, accusato anche lui di aver preso parte agli scontri. Il 26enne si è tolto la vita un paio di settimane fa ad Ariano Irpino, a casa degli zii.

 

“La verità che sta emergendo dai processi in cui siamo imputati – afferma insieme a Mauro Gentile, teramano anche lui e condannato a cinque anni in Appello – e che compiacenti giudici ostacolano volutamente, racconta un’altra storia; una storia fatta di violenze, abusi e metodi squadristi che vede protagonisti non noi manifestanti ma l’apparato repressivo delle forze dell’ordine. Noi, a Roma, il 15 ottobre del 2011 c’eravamo e non ci vergognamo di nulla così come non rinneghiamo la resistenza di piazza. Durante una giornata studiata a tavolino dai funzionari addetti alla gestione dell’ordine pubblico, abbiamo assistito all’aggressione prestabilita contro i manifestanti che, con abili mosse, sono stati accerchiati creando la condizione dei “topi in trappola”; abbiamo visto ogni forma di violenza, dai caroselli dei blindati alle cariche incontrollate, dall’uso e lancio spropositato del gas lacrimogeno CS ( arma chimica vietata dalla Convenzione internazionale firmata a Parigi il 13 gennaio 1993) sparati ad altezza uomo all’impiego di idranti”.

E prosegue: “Ci dicono che abbiamo assaltato il blindato, ma sanno di mentire. Noi ricordiamo benissimo la camionetta dei Carabinieri lanciata a folle velocità contro i manifestanti inermi e ricordiamo altrettanto bene il momento in cui si è schiantata contro il marciapiede provocandone di fatto la rottura. Abbiamo visto con i nostri occhi il carabiniere Tartaglione, che fino ad un istante prima aveva messo a rischio la vita di moltissime persone, allontanarsi dalla camionetta senza che nessun manifestante infierisse contro di lui. Di questi comportamenti non ne ha parlato nessuno, è stata sufficiente la reazione della folla, che stava per essere travolta e che ha dato alle fiamme il blindato vuoto, per far passare come vittime i responsabili di quelle violenze. Questa è la cruda realtà e siamo conspevoli che mai nessun giudice sarà disposto ad ascoltarla, lo sappiamo benissimo e ne prendiamo atto. Oggi paghiamo la nostra resistenza, la nostra leggittima difesa, con accuse fasciste come devastazione e saccheggio (reato incostituzionale che punisce non la condotta specifica ma l’insieme di fatti accaduti quel giorno a Roma) e pesantissime quali resistenza pluriaggravata e tentato omicidio, mentre viene garantita impunità alle forze dell’ordine nonostante i crimini commessi; la stessa impunità di cui usufruiscono politici corrotti e collusi con le mafie. Loro si che devastano i territori e saccheggiano le nostre vite”.