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Teramo, Di Matteo (Cirsu) risponde a D’Amico: “Da lui solo cadute di stile”

Teramo. Numeri che raccontano verità (?) diverse, usati, dall’una e dall’altra parte, per cercare di spiegare come mai è stato necessario usare il defribillatore per evitare che il Cirsu morisse. La guerra a colpi di dichiarazioni tra l’ex presidente del consorzio dei rifiuti Luciano D’Amico (nonché Manifico Rettore dell’UniTe) e l’attuale presidente Angelo Di Matteo, prosegue. 

 

Dopo la conferenza-fiume di D’Amico di lunedì scorso, oggi Di Matteo, accompagnato dai membi del CdA Angelo Di Gennaro e Franco Maggitti, ha tenuto a precisare alcuni dati. Lo snodo di tutta la vicenda si concentra su quei due milioni e mezzo (cifra secondo D’Amico, 2.250mila invece per Di Matteo; ndg) che il Cirsu dovrebbe ad Aia SpA (socio privato; ndg) per l’acquisto del diritto, nell’ottobre del 2011, vantato da Sogesa di utilizzare la discarica di Grasciano. Il peccato originale, secondo D’Amico, delle difficoltà attuali del Cirsu, un atto che Di Matteo non rinnega, ma che invece “ha permesso di poter conoscere la reale situazione dei bilanci Sogesa”, che poi ha portato l’azienda al fallimento e molti lavoratori, ad oggi a spasso, (il presidente del Cirsu ha ribadito che il 70% verrà reintegrato entro la fine dell’anno).

“Il Cirsu SpA non ritiene di dover versare 2,250milioni di euro ad AIA SpA, ritenendosi al contrario creditrice della medesima per una somma ben maggiore in conseguenza dei fatti illeciti posti in essere da questa quale socio privato ed operativo di Sogesa SpA a danno della parte pubblica; in particolare Cirsu SpA contesta a diverso titolo ad AIA SpA, a Deco SpA (socio di maggioranza di AIA SpA), e a chi, tempo per tempo, ha amministrato o diretto le società, specifici fatti astrattamente inquadrabili in diverse fattispecie di reato, che sarà compito dell’Autorità Giudiziaria accertare, al di là delle prospettazioni di parte”, ha spiegato Di Matteo, che annuncia dunque nuovi esposti alla magistratura.

“Anche a prescindere dall’intrapresa azione giudiziaria, che purtroppo vede oggi la società contrapposta, oltre che ad AIA SpA e a Deco SpA, ai propri precedenti amministratori, è peraltro incontestabile, perché risultante dai bilanci dagli stessi approvati, il gravissimo danno patrimoniale subito dalla parte pubblica nel periodo 2008 – 2010 (periodo D’Amico presidente e consulente; ndg), di cui ancora oggi si apprezzano le drammatiche conseguenze. In particolare, mentre nell’anno 2007 Sogesa SpA registrava una perdita di circa 5milioni di euro, Cirsu SpA e Cirsu Patrimonio SpA non presentavano situazioni di particolare criticità finanziaria o patrimoniale: l’operazione di salvataggio di Sogesa SpA, pertanto, per come concretamente posta in essere (varata sempre dalla gestione D’Amico; ndg), risulta priva di di qualunque ragionevole giustificazione economica, patrimoniale o finanziaria e di qualsivoglia mandato da parte dei Comuni Soci di Cirsu SpA. Detta operazione, infatti, ha, senza timori di smentita, danneggiato irrimediabilmente la compagine associativa pubblica, favorendo invece il nuovo socio privato Deco SpA, selezionato senza ricorso a procedure di evidenza pubblica, nonché principale concorrente di Cirsu SpA”.

E prosegue: “Successivamente alla ricapitalizzazione di Sogesa SpA, la situazione finanziaria e patrimoniale delle tre società resta inconfutabilmente negativa, come comprovano i bilanci relativi agli anni 2008, 2009 e 2010. Tanto ciò è vero che Cirsu SpA, nonostante la fusione avvenuta nel 2009, nel corso del 2010 è costretta a ricapitalizzare nuovamente con apporto di capitali pubblici a copertura delle perdite registrate nell’esercizio 2009. Occorre aggiungere che gli stessi amministratori di Cirsu SpA (quelli che avrebbero dovuto controllare), pur essendo soci di maggioranza, non hanno partecipato alle assemblee di Sogesa SpA per l’approvazione dei bilanci, consentendo che gli stessi fossero approvati dal solo socio privato di minoranza, bilanci nei quali le partite infragruppo, quelle tra controllata e controllante, erano gravemente disallineate”.

Di Matteo poi torna a puntare il dito contro il socio privato: “È stato possibile, inoltre, appurare che, in questo contesto, il socio privato e operativo (nella sostanza Deco SpA) ha di fatto arrestato la funzionalità dell’impianto (Grasciano; ndg), dichiarando esaurita la discarica prima che i volumi fossero sfruttati interamente e pretestuosamente arrestando l’operatività del polo tecnologico, senza che la parte pubblica abbia esercitato una qualsivoglia forma di controllo. Ciò ha comportato che i rifiuti del comprensorio fossero trattati, in regime emergenziale, presso impianti di Deco SpA, o riconducibili al medesimo gruppo, con conseguenti ingenti guadagni per lo stesso, tanto da far dubitare che questi avesse un effettivo interesse alla corretta gestione dell’impiantistica Cirsu SpA. Al contempo, i conseguenti costi, sostenuti da Sogesa SpA, ne hanno aggravato il dissesto patrimoniale, concorrendo a determinarne il fallimento”.

Per questo, tornando ad attaccare D’Amico, il presidente del Cirsu afferma come sia “fuori luogo affermare che il “nuovo” socio privato abbia salvato Sogesa SpA e concorso al risanamento di Cirsu SpA: il socio privato ha invece evidentemente perseguito, non sempre nella legalità, il proprio interesse imprenditoriale, a spese della parte pubblica, senza che chi ne aveva il dovere sia intervenuto per tutelare interessi e risorse pubbliche. Da D’Amico ci sono state solo cadute di stile”.

E conclude: “Nonostante questo non felice punto di partenza, l’attuale consiglio di amministrazione di Cirsu SpA sta riuscendo oggi a conseguire risultati non scontati e prevedibili: senza fare ricorso ad ulteriori risorse pubbliche, e senza avere un patrimonio da disperdere, Cirsu SpA è oggi riuscita con successo ad affrontare le gravi problematiche ambientali ereditate dal passato, a riaprire la vecchia discarica, a proseguire i lavori per la realizzazione della nuova discarica (Grasciano 2 dovrebbe essere operativa dal prossimo anno; ndg), a riprendere il trattamento dei rifiuti differenziati e indifferenziati, il tutto nelle more del revamping impiantistico che sarà attuato con fondi provenienti, oltre che dal nuovo gestore, dalla programmazione regionale dei fondi fas”.