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Teramo, primo cantiere della ricostruzione. D’Alberto: “Dovrà essere il piú veloce del centro Italia”

Teramo. Aperto ieri il cantiere Ater in via Adamoli a Colleatterrato. Soddisfatto il primo cittadino di Teramo, Gianguido D’Alberto, che però chiede di accelerare sulla base dell’articolo 11 del nuovo “Decreto semplificazioni” per renderlo “il cantiere pubblico più grande e veloce del cratere sismico del Centro Italia. Con responsabilità e coraggio, subito, per i nostri cittadini”.

“L’avvio del primo cantiere della ricostruzione dell’edilizia residenziale pubblica post sisma 2016 nel nostro territorio, come già detto ieri, costituisce un primo passo importante per la città di Teramo e un segno di rinnovata fiducia per le centinaia e centinaia di inquilini ATER ancora in attesa di rientrare nei loro alloggi”, ha commentato il Sindaco D’Alberto in una nota. “Un percorso iniziato già due anni fa e che oggi ci consente di gioire dinanzi al primo cantiere avviato, frutto di attività sinergiche svolte da più gestioni ATER che si sono susseguite negli anni.
È un annuncio che genera speranza ma che va fatto con dovuto pudore perché è ancora poco, troppo poco se pensiamo a tutti questi anni, nei quali abbiamo scontato, fin dall’inizio, la colpevole carenza normativa delle misure straordinarie che, come Sindaci, abbiamo ripetutamente sollecitato a sostegno di una ricostruzione pubblica che richiedeva e richiede strumenti eccezionali di semplificazione e accelerazione, in linea con la complessità del nostro cratere sismico del centro-italia 2016-2017.
Ora alcune di queste misure straordinarie sono state finalmente introdotte, grazie alla spinta forte di noi Sindaci, con l’ANCI, all’azione del sub commissario Marsilio, alla svolta autorevole e decisiva del Commissario Legnini, all’ attività dei nostri parlamentari e ad un Governo che ha finalmente inserito le Ricostruzioni nella propria agenda politica.
A questo punto gli strumenti introdotti dobbiamo utilizzarli, con consapevolezza, coraggio e responsabilità nei confronti dei nostri territori, della nostra gente, proseguendo nell’azione sinergica fra tutti gli attori impegnati in questo estenuante processo di ricostruzione, in modo tale da riuscire finalmente a dare risposte certe sui rientri. Risposte attese e dovute alle migliaia di sfollati ancora fuori dalle loro case.
E questo, per il nostro territorio, va fatto soprattutto sulla ricostruzione dell’edilizia residenziale pubblica, la ferita più profonda e sanguinante lasiata dal sisma nella nostra città, applicando a tutta la ricostruzione ATER la semplificazione introdotta, sul modello del “Ponte Morandi”, dall’articolo 11 del cd. “Decreto Semplificazioni” che consente al Commissario di individuare con propria ordinanza gli interventi e le opere urgenti e di particolare criticità, anche sociale ed economica , per i quali i poteri di ordinanza a lui attribuiti sono esercitabili in deroga alle disposizioni di legge e alle procedure ordinarie. Per tali opere il Commissario straordinario può nominare i sub-commissari, responsabili di uno o più interventi, nonché individuare il soggetto attuatore competente, che agisce sulla base delle ordinanze commissariali.
Come già da interlocuzione avviata con il Commissario Legnini, occorre assolutamente utilizzare tali strumenti straordinari che consentirebbero all’ATER di Teramo di potersi avvalere di tali misure straordinarie accelerando notevolmente, rispetto alle procedure standard, il rientro degli sfollati. Lavoriamo tutti subito per cogliere questa importantissima opportunità, affidando alla capacità e celerità della struttura commissariale quello che diventerebbe, concepito in modo organico, il più grande e veloce cantiere pubblico del sisma Centro Italia. Una occasione da non perdere, sia per i tempi, quanto per il rispetto delle centinaia di inquilini ERP, desiderosi di rientrare nei loro alloggi e di riacquisire la normalità della loro vita, da quattro anni stravolta dal tragico evento sismico.
I rappresentanti delle istituzioni e gli amministratori passano, le persone restano. Dobbiamo restituire loro la speranza di un futuro e, soprattutto, la garanzia di quella dignità che continuano straordinariamente a dimostrare ma della quale, come istituzioni, non possiamo più abusare”.