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Prostituzione sulla bonifica, picchia a sangue una connazionale per avere i soldi: divieto di dimora per una nigeriana

Ancarano. Sfruttava e picchiava una connazionale, che aveva fatto arrivare in Italia con la promessa di un lavoro, ma che al contrario aveva “dirottato” sulla bonifica del Tronto a battere.

 

 

Una vicenda squallida, comune a tante altre che caratterizzano quella che viene definita come la tratta degli esseri umani. In esecuzione di un provvedimento  firmato dal gip del tribunale di Teramo, Giovanni De Rensis (su richiesta del sostituto procuratore Stefano Giovagnoni) i carabinieri della stazione di Sant’Egidio hanno notificato una misura cautelare di divieto di dimora nei confronti di una donna nigeriana di 34 anni, residente nell’Ascolano. La giovane donna, accusata di reclutamento, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e lesioni personali aggravate, non potrà dimorare in diversi comuni (Alba Adriatica, Ancarano, Castel di Lama, Colonnella, Controguerra, Martinsicuro e Sant’Egidio) dove solitamente esiste un mercato fertile della prostituzione. La vittima dei sopreusi e delle violenze è una giovane nigeriana, di 23 anni, reclutata nella terra natìa e fatta arriva in Italia con la prospettiva di un lavoro regolare, ma subito avviata alla prostituzione in strada.

L’indagine, effettuata dai carabinieri di Sant’Egidio, diretti dal luogotenente Mario De Nicola, e coordinati dal capitano Raffaele Iacuzio, era partita dopo un violento pestaggio subito dalla più giovane delle nigeriane, trovata in un lago di sangue, lo scorso ottobre, sulla bonifica del Tronto, nel territorio di Ancarano. Dietro a quel pestaggio (che aveva causato alla giovane una ferita alla fronte (suturata con dieci punti) e con la parziale amputazione di un dito, c’era un perchè.

Il rifiuto, da parte della giovane di proseguire nella vita di strada e di versare i proventi dell’attività di prostituzione alla sua protettrice, con la quale viveva nelle vicine Marche. Dalle indagini, molto delicate anche per la ritrosia iniziale della lucciola di raccontare la sua vicenda, è emerso che la sua protettrice la ospitava in casa e quotidianamente l’accompagnava sulla bonifica per prostituirsi. I soldi, ovviamente gli venivano spillati (si parla di circa 30mila euro in tre anni) e quando gli stessi non venivano corrisposti erano botte. Il culmine delle violenze si è consumato lo scorso ottobre, sempre sulla bonifica, nel territorio di Ancarano, quando la giovane è stata malmenata, colpita alla fronte con una bottiglia, ma non solo. Durante la disputa, infatti, l’aguzzina ha morso ad un dito la connazionale,che gli è stato parzialmente staccato. Raccolti tutti gli elementi e ascoltatata anche la vittima delle violenze, i carabinieri hanno rimesso una dettagliata informativa alla procura che poi ha disposto la misura cautelare nei confronti della sfruttatrice violenta.