Finiscono infatti sul tavolo della magistratura romana, competente per territorio – come sottolineato dalla difesa del parlamentare – gli atti relativi alla posizione dell’ex senatore e neo-deputato nell’ambito dell’inchiesta denominata Rifiutopoli. Lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari Giovanni de Rensis, nell’udienza per il rinvio a giudizio dello stesso Tancredi e di altri 5 indagati. L’accusa di corruzione deriva dal presunto versamento di un assegno di 20mila euro quale contributo elettorale da parte dell’imprenditore dei rifiuti Rodolfo Di Zio a Tancredi: quest’ultimo ha sempre sostenuto che si trattava di un contributo intestato a Forza Italia nazionale, sul conto corrente del partito, incassato appunto a Roma. Tancredi venne coinvolto nell’inchiesta-madre della procura di Pescara perchè un suo intervento sarebbe servito per sbloccare l’iter della realizzazione di un inceneritore di rifiuti nel Teramano che avrebbe dovuto gestire Di Zio. L’inchiesta pescarese portò all’arresto dell’ex assessore regionale alla sanità Lanfranco Venturoni: la posizione di Tancredi e degli altri cinque fu stralciata e passata per competenza a Teramo.