Il presidente dell’API, Alfonso Marcozzi, ha inviato una missiva al segretario generale della Camera di Commercio di Teramo, Giampiero Sardi, sottolineando una recente pronuncia della Corte Costituzionale sull’accorpamento delle Camere di Commercio.
“Teramo e L’Aquila non vanno accorpate, a dirlo è stata la Corte Costituzionale con la sentenza 261 – spiega – Dovrebbe scattare subito lo stop ai motori della procedura di fusione. I giudici hanno accolto in larga parte i ricorsi che erano stati presentati dalle Regioni Lombardia, Liguria, Toscana e Puglia. La suprema Corte li ha riuniti ed esaminati insieme. Il primo concetto stabilito dalla Consulta in queste ore è che per la riforma delle Camere di Commercio serve prima l’intesa in Conferenza Stato-Regioni. Perché è quello ‘il luogo idoneo di espressione della leale collaborazione’. In parole povere, la Corte Costituzionale ha dichiara illegittimo l’Articolo 3 della norma (il Decreto Legislativo 219/2016) sul riordino delle Camere di Commercio. Perché lo ha fatto? Perché ha stabilito che il decreto del Ministro dello Sviluppo Economico per l’accorpamento possa essere adottato “sentita” la Conferenza Stati-Regioni e non “previa intesa” con la Stato-Regioni”.
E conclude: “Viene rilevato che i compiti svolti dalle Camere di Commercio sono riconducibili sia a competenze esclusive dello Stato, sia a competenze che sono per alcuni punti dello Stato e per altri punti delle Regioni. Orbene, vista la sentenza della corte costituzionale, visto il decreto Calenda che di fatto attribuisce la sede principale a Teramo, questa associazione invita l’attuale Giunta, seppur delegittimata nel presidente, e il consiglio camerale a rivedere le posizioni assurde messe in campo a tutt’oggi, al fine di preservare un presidio importante per questo territorio rilevata la continua espoliazione in essere”.