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L’allarme dell’Osservatorio Gran Sasso: “Nessun passo avanti sulla sicurezza dell’acqua”

A quasi sette mesi dall’incidente dell’8/9 maggio quando in quasi tutta la provincia di Teramo fu vietato l’utilizzo dell’acqua proveniente dal Gran Sasso, non si registrano grandi passi avanti verso la sicurezza. A denunciarlo è l’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso, promosso dalle associazioni WWF, Legambiente, Mountain Wilderness, ARCI, ProNatura, Cittadinanzattiva, Guardie Ambientali d’Italia, FIAB, CAI, Italia Nostra e FAI.

“In compenso – hanno sottolineato questa mattina nella sede teramana del Wwf i vari rappresentanti – ci si sta avvitando in una strumentale contrapposizione tra scienza e tutela della salute e dell’ambiente in relazione all’esperimento SOX. Non vi è alcuna volontà di contrapporsi alla ricerca scientifica, ma la giusta richiesta – avanzata per la prima volta ormai 15 anni fa – di garantire la sicurezza di un acquifero che rifornisce oltre la metà degli abruzzesi. Le auto-rassicurazioni dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare non sono sufficienti, visti anche i precedenti. Ricordiamo che a seguito dell’incidente del 16 agosto 2002, che comportò la dispersione dall’esperimento Borexino di trimetilbenzene (o pseudocumene) ritrovato anche nelle fontane dei comuni costieri del teramano, i Laboratori furono sottoposti a sequestro a cui seguì un processo conclusosi – tra l’altro – con l’applicazione concordata della pena con patteggiamento nei confronti degli allora vertici dell’INFN e dei Laboratori. E questo dopo che per molto tempo si era continuato a garantire la totale sicurezza dei Laboratori, nonostante le associazioni ambientaliste avessero evidenziato il susseguirsi di numerosi incidenti tenuti segreti”

“Seppure in ritardo – proseguono – finalmente oggi la Regione, la Strada dei Parchi e l’INFN ammettono che esiste un problema legato all’interferenza delle gallerie autostradali e dei Laboratori con l’acquifero: è responsabilità di tutti trovare subito soluzioni reali a questo problema nella consapevolezza che la tutela della salute e dell’ambiente viene prima di qualsiasi altra esigenza e che non potrà essere l’acquifero del Gran Sasso ad adeguarsi agli esperimenti dei Laboratori o alle esigenze dell’autostrada, ma viceversa. Ecco perché come Osservatorio evidenziamo nuovamente i ritardi accumulati e ribadiamo le richieste che portiamo avanti da mesi. A distanza di quasi sette mesi dall’incidente la Ruzzo Reti SpA non ha ancora messo in funzione il nuovo spettrometro che dovrebbe garantire controlli più accurati ed estesi sull’acqua prima che vada in distribuzione. L’ARTA dichiara di aver aumentato i controlli, ma vengono evidenziate le difficoltà dovute alla mancanza di personale e fondi. Non risulta che sia stato fatto nessun passo avanti verso l’eliminazione delle sostanze pericolose stoccate e utilizzate nei Laboratori, ma anzi si progettano ulteriori interventi con materiale radioattivo. Il protocollo firmato per migliorare le procedure di comunicazione in caso di lavori e interventi sotto il Gran Sasso alla prima prova reale è stato disatteso: la stessa Regione ha dichiarato di non essere stata messa a conoscenza dell’avvio delle procedure di verifica dell’esperimento SOX con le prove di trasporto di materiale radioattivo”.

Insomma, nulla sarebbe cambiato. “Non risulta che siano stati approntati nuovi strumenti per gestire eventuali emergenze in maniera meno confusa di quanto avvenne in occasione dell’incidente dell’8/9 maggio quando gli stessi sindaci della provincia di Teramo dichiararono di non essere stati messi in condizione di informare tempestivamente i cittadini di quanto stava accadendo. Non vi è stata nessuna informativa circa la soluzione da adottare per mettere definitivamente in sicurezza l’acquifero a cui, peraltro, starebbero lavorando alcuni degli stessi operatori che hanno già lavorato durante la gestione commissariale. A tal riguardo le informazioni che circolano sembrano portare soluzioni che non garantiscano la separazione dell’intero acquifero ma al contrario comporterebbero la possibilità che i 700.000 cittadini Abruzzesi possano subire un depauperamento della propria acqua e la potabilizzazione della stessa. E non sono accettabili soluzioni tampone finalizzate esclusivamente a risolvere i problemi di Laboratori e Strada dei Parchi. Nonostante le rassicurazioni seguite alla Manifestazione dell’11 novembre non è stato fatto alcun passo avanti sulla trasparenza e sulla partecipazione: continua infatti il divieto di far partecipare rappresentanti delle associazioni, come richiesto dall’Osservatorio, alla Commissione regionale e al Tavolo nazionale aperti sulla situazione di emergenza del Gran Sasso. L’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso torna a chiedere risposte rapide e convincenti su tutti i punti evidenziati, annunciando fin da ora nuove iniziative come la Manifestazione dell’11 novembre se dalle Istituzioni competenti non dovessero arrivare risposte adeguate!.