“Per ciò che riguarda Chirurgia e Medicina – spiega più nel dettaglio il direttore sanitario Maria Mattucci – abbiamo già il nulla osta a procedere, mentre stiamo inserendo il primariato di Ortopedia nel piano assunzioni 2017”.
Tutto pronto, dunque, per potenziare ulteriormente il nosocomio atriano, che dovrebbe vedere l’ingresso delle tre nuove figure nella primavera 2018, al termine dell’iter previsto che si concluderà con il relativo concorso.
“L’obiettivo – interviene in merito il consigliere regionale Luciano Monticelli – è quello di assicurare all’ospedale San Liberatore dei profili che possano garantire presenza e grande professionalità per il rilancio e il mantenimento di questa struttura”.
Dello stesso avviso anche la dottoressa Mattucci, che paragona la ripresa del San Liberatore a “un treno che procede più che spedito. Sono molto soddisfatta dei risultati che stiamo mettendo a segno e sono più che convinta che il 2018 sarà un anno importante per questo ospedale”.
La nomina di tre nuovi primari si aggiunge ad altre importanti novità che, negli ultimi mesi, hanno contraddistinto il nosocomio della città ducale.
“E’ di qualche settimana fa – ricorda Monticelli – la nomina del dottor Carmelo Barbera alla guida dell’Unità Operativa Semplice di Ecoendoscopia: una struttura ex novo, che vanta una metodica ibrida poco presente in Italia e che, attivata nel San Liberatore di Atri, consentirà all’ospedale di divenire una punta di diamante per ciò che concerne la stadiazione di tutti i tumori dell’apparato digerente”.
Non è tutto. L’attivazione dell’UOS ha seguito l’ingresso nel nosocomio atriano di nuovi medici negli staff di Pediatria, Oculistica e Urologia e la nascita dell’Unità Operativa Semplice Dipartimentale di Urologia e Andrologia.
“Il San Liberatore – conclude il consigliere regionale – è protagonista di un grande lavoro di potenziamento di un ospedale che già oggi si caratterizza per essere uno dei più importanti in provincia. Per questo è doveroso ringraziare i vertici della Asl di Teramo, che hanno permesso che tale volontà divenisse realtà.
La speranza è che il presidio atriano cessi dunque di essere strumento nelle mani di chi critica per trasformarsi in esempio da seguire di una sanità attenta al territorio e alla salute dei cittadini”.