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Martinsicuro, omicidio Tizi: mancano tabulati telefonici, slitta sentenza d’appello

E’ slittata al 6 novembre la sentenza in Corte d’assise d’appello de L’Aquila per l’omicidio di Roberto Tizi a Martinsicuro.

 

Processo che vede alla sbarra Arjan Ziu, esecutore materiale del delitto e che in primo grado era stato condannato a 18 anni, il fratello Mikele e i figli di quest’ultimo Antonio e Rudy, che sempre in primo grado erano stato condannati a 17 anni e 4 mesi come presunti complici.

 

 

Lo slittamento si è reso necessario per acquisire, così come era stato richiesto dalla difesa, i tabulati telefonici del cellulare del più giovane degli imputati, Antonio. Tabulati che ancora non sono rientrati. L’omicidio Tizi si consumò a Martinsicuro il 7 giugno del 2015, con l’uomo ucciso sotto casa da Arjan Ziu con due colpi di pistola calibro 6,35.

 

 

Un vero e proprio agguato che, secondo l’accusa, sarebbe stato una vendetta per una discussione per futili motivi avuta qualche ora prima dalla vittima con Arjan Ziu.

 

 

I due si erano incontrati in un bar, avevano discusso e Ziu aveva avuto la peggio. Fermato poco dopo l’omicidio l’albanese aveva confessato le proprie responsabilità, escludendo il coinvolgimento di altre persone e indicando agli investigatori il luogo dove, secondo la sua versione, aveva gettato la pistola, mai ritrovata.

 

I presunti complici (il fratello MiKele e i figli di quest’ultimo, Antonio e Rudy) furono fermati qualche giorno dopo.

 

 

Nel corso del processo con rito abbreviato davanti al gup Roberto Veneziano Arjan Ziu fu condannato a diciotto anni, mentre i suoi tre presunti complici a 17 anni e 4 mesi ciascuno.

 

 

Condanna contro la quale i legali dei quattro avevano proposto ricorso in appello, con le difese di Mikele, Rudy ed Antonio, rappresentati dagli avvocati Maurizio Cacace ed Antonio Valentini, che nel corso della precedente udienza avevano avanzato la richiesta di un’integrazione probatoria chiedendo sia l’acquisizione dei tabulati telefonici del cellulare di Antonio (il nipote 20enne di Arjan Ziu, che si era sempre dichiarato innocente sostenendo che quella sera, al momento dell’omicidio, stava tornando a casa dopo aver staccato dal turno di lavoro in un bar), sia la perizia su un video.