Con questo termine si definisce chi, volontariamente, si prende cura di una persona cara in condizioni di non autosufficienza a causa di severe disabilità. Le prestazioni sono rese a titolo gratuito e volontario, in funzione di legami affettivi.
Una scelta d’amore, diffusa in tutte le famiglie, ma che deve essere valorizzata e sostenuta dallo Stato. Il caregiver familiare, nei casi di maggior impegno assistenziale, deve farsi carico dell’organizzazione delle cure e dell’assistenza; può trovarsi, dunque, in una condizione di sofferenza e di disagio riconducibili ad affaticamento fisico e psicologico, solitudine, consapevolezza di non potersi ammalare, per le conseguenze che la sua assenza potrebbe provocare. Il sommarsi dei compiti assistenziali a quelli familiari e lavorativi, provoca spesso possibili problemi economici, frustrazione e compromette i diritti fondamentali: quelli alla salute, al riposo, alla vita sociale e alla realizzazione personale. Inoltre, l’impegno costante del caregiver familiare, prolungato nel tempo, può mettere a dura prova l’equilibrio psicofisico del prestatore di cure ma anche dell’intero nucleo familiare in cui è inserito.
La risoluzione per il caregiver familiare, presentata dalla consigliera Emanuela Ferretti, è una piena e formale adesione alla proposta di legge 2128, ferma alla Commissione lavoro del Senato, che aspetta da un anno di essere discussa.
“Sono assolutamente soddisfatta di questo risultato”, spiega la consigliera Ferretti, “perché è opportuno si prenda coscienza di questo problema. In Italia sono oltre 3 milioni le persone che si occupano di queste situazioni, in modo gratuito e invisibile. Sono invisibili non solo per la società ma soprattutto dal punto di vista dell’ordinamento giuridico, perdendo, spesso, l’indipendenza economica e una vita sociale. E’ nostro dovere riconoscere questa categoria e dare a loro delle tutele sotto ogni punto: contributivo, retributivo, assistenziale. Sono, inoltre, felice che la delibera sia passata all’unanimità, ciò vuol dire che di fronte a problemi come questi non esistono (e non devono esistere) divisioni di partito o di schieramento”.