Approvato il bilancio consuntivo 2016 e riconferma del consiglio di amministrazione uscente. Nell’assemblea annuale ordinaria dei soci di Italianfidi scral, già Cooperativa artigiana di garanzia “Città di Teramo e provincia” di venerdì scorso, i voti all’unanimità hanno rieletto alla presidenza Luciano Di Marzio e l’intero management.
Con 7 milioni e 320 mila euro di attivo, quasi 5 milioni di euro di disponibilità nelle banche, 2 milioni e 946 mila euro di riserve indivisibili e un fondo rischi di 2 milione 387 mila ancora disponibili, e quindi non soggetti a copertura di garanzia, la Italianfini ha ancora una disponibilità residua di 1 milione e 747 mila euro sul fondo Antiusura, con una insolvenza che si attesta intorno all’1%. Inoltre è tra le più solide prime in Abruzzo, avendo già provveduto a svalutare i crediti del 95% come da indicazioni della Banca d’Italia oltre ad adeguare il bilancio alle linee guida della riforma dei bilanci degli intermediari finanziari non vigilati stabilite dalla legge.
“Le poche insolvenze”, spiega Di Marzio che nel suo intervento si è mostrato molto critico verso un Governo che non taglia i costi della politica a discapito delle imprese, soprattutto quelle più piccole, che caratterizzano il tessuto economico abruzzese, “sono dovute alla problematica relativa ai mancati incassi dei lavori eseguiti, il tutto aggravato dalla lentezza della giustizia e dal non rispetto delle norme e delle scadenze previste nei contratti da parte degli enti pubblici e privati”.
Di Marzio ha poi ricordato come il 98% delle realtà imprenditoriali in Abruzzo sono sotto a 10 dipendenti e quindi bisogna adeguare le iniziative e le risorse principalmente verso questa realtà, preparando i giovani e soprattutto alleggerirli dal pagamento dei contributi e delle tasse per almeno tre anni, facilitando così il loro “inserimento nel mondo del lavoro”.
E non è mancata la frecciata nei confronti delle banche, ree, a detta del presidente, di tenere i cordoni della borsa stretti, non erogando più mutui neanche se garantiti da immobili, oltre che dai confidi, che normalmente coprono dal 50 al 70% fino al 90/100% con i fondi antiusura.
“Tale situazione rasenta l’assurdo”, conclude Di Marzio, “oggi avere una casa è solo una disgrazia in quanto comporta solo un esborso di tasse. Nessuno investe più sul mattone ed il blocco delle costruzioni ha portato al fallimento di molte imprese edili. Bisogna eliminare le tasse sulle case con urgenza in modo da far ripartire l’edilizia vero motore dell’economia italiana”.