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Teramo, strage di pecore. L’Enpa: “Non è detto siano lupi”

“Prima di accusare il lupo di eventi predatori che con tutta probabilità potrebbero essere riconducibili ad altri animali, è necessario condurre accurate analisi genetiche sui corpi delle pecore uccise in un allevamento del Teramano”. E’ quanto sottolinea l’Ente Nazionale Protezione Animali dopo il ritrovamento di pecore che presentavano ferite compatibili con l’aggressione di un predatore.
“Il più delle volte, episodi di questo tipo sono da ricondurre ai cani randagi o vaganti sul territorio, i quali, abbandonati dall’uomo e affamati, tentano nutrirsi in modo maldestro: il lupo, infatti, da “predatore perfetto” non attacca alla “cieca” ma tende a focalizzarsi sulla preda più debole”.
“Dunque – spiega l’Enpa – il vero problema è che mentre alcuni territori hanno debellato il randagismo, altri continuano a fare i conti con una rilevante presenza di randagi e con un elevato numero di attacchi contro gli animali cosiddetti da “reddito”».
Ma la responsabilità di queste predazioni è, soprattutto dei pastori, poco inclini a fare ricorso a strumenti e metodi di prevenzione. “Come chiarisce la stessa ASL, le forme di allevamento, oggi, sono molto diverse da quelle di un tempo. Prima, gli animali venivano custoditi in modo corretto e scrupoloso, vale a dire all’interno di recinti, con adeguati sistemi di sorveglianza e con l’ausilio dei cani da pastore. Oggi, invece, non sono minimamente protetti, vengono lasciati in balia di loro stessi e, nonostante i metodi di prevenzione siano più moderni ed efficaci, molti allevatori, anche laddove aiutati con fondi pubblici, si rifiutano inspiegabilmente di applicarli”.
Giova infine ricordare che il Piano Lupo contiene prescrizioni stringenti proprio in merito all’applicazione dei metodi di prevenzione efficace. Tuttavia, da quando i cittadini e le Regioni con una mobilitazione senza precedenti hanno bloccato quella parte del Piano che prevedeva la possibilità di uccidere i lupi, di esso si è persa ogni traccia. “Evidentemente – conclude l’Enpa – il vero per il Ministro era più importante regalare la possibilità di sparare al più grande predatore italiano che non tutelarlo”.