Teramo. Ha trovato le porte sbarrate il Commissario inviato ieri da Roma nella sede teramana della Confartigianato, accolto dalla contestazione di alcuni soci. La telenovela della’Associazione locale prosegue a suon di ricorsi, che il riconfermato presidente Luciano Di Marzio presenterà al tribunale di Roma per chiedere l’annullamento e del provvedimento della delibera della Giunta Nazionale della Confartigianato, con la quale è stato disposto il commissariamento.
“Dopo tre mesi” commenta Di Marzio in una nota “stiamo ancora aspettando i chiarimenti dal presidente Giorgio Guerrini relativi ad esempio alla modifica, non deliberata dalla Giunta Nazionale ma arbitrariamente dal Segretario Fumagalli, dei rimborsi spese ai dirigenti confederali. Siamo poi venuti a conoscenza del fatto che un dipendente della Confederazione sotto la gestione Guerrini si è visto aumentare lo stipendio e negli ultimi anni il bilancio nazionale ha chiuso con un passivo di circa 2 milioni di euro coperto con i soldi Artigiancassa. Senza contare le spese maggiori dei guadagni ed il fatto che dal bilancio preventivo 2012 della Confederazione Nazionale è emerso che 16 milioni di euro sono utilizzati per coprire i costi del personale, i costi di gestione e le indennità e i rimborsi spese. Ancora, la presenza di un’ipoteca di circa 3 milioni di euro a favore di terzi, messa a nostra insaputa, sulla sede nazionale di proprietà della Confartigianato Sevizi S.p.A di cui noi siamo azionisti, le operazioni poco chiare circa l’acquisto e la ristrutturazione della foresteria presso la sede nazionale. Non si capiscono i motivi dell’assordante silenzio del presidente Guerrini e non vorremmo che quanto sopra evidenziato sia nella realtà tutto vero. Quello che ci preme dimostrare è il modo di procedere di questo presidente e della sua Giunta che hanno collaborato insieme ai suoi predecessori alla scomparsa, dalla scena sindacale, della Confartigianato. Sicuramente non ci sentiamo rappresentati e per questo stiamo prendendo le distanze. Sarebbe stato facile per noi aprire le porte agli osservatori, non abbiamo nessun problema, ma lo abbiamo fatto per non subire ingiustificate prevaricazioni ed a tutela di futuri intimidazioni e prepotenze rivolte a possibili altre Associazioni. Se le cose non cambieranno saremo costretti ad andarcene, se non cacciati prima. Ma è indubbio che il pluralismo, la democrazia e il rispetto non alberga più nella Confederazione ed il senso dell’associazionismo è stato definitivamente cancellato da questo vertice Confederale”.