Il destino dei due edifici, sorti sulla cavea dell’importante reperto archeologico, infatti, è lo smantellamento sebbene si sia ancora in attesa di reperire i fondi necessari.
“In otto anni”, scrive in una nota l’associazione, “Brucchi non era riuscito a trovare i soldi per acquistare casa Salvoni e abbatterla insieme a casa Adamoli. E’ stato però molto bravo a trovare in pochi mesi i soldi per metterla in sicurezza. Evidentemente, il bene archeologico più importante d’Abruzzo, il Teatro Romano di Teramo, deve cedere il passo a interessi non meglio identificati: vedremo in un futuro non molto lontano a chi e a cosa serviranno casa Salvoni e casa Adamoli, quest’ultima acquistata, ricordiamocelo, con i soldi pubblici stanziati per recuperare il Teatro Romano tramite il suo abbattimento e sempre con i soldi pubblici trasformata in una oscena fortezza”.
Una critica senza sconti, dunque, all’operato della classe dirigente teramana che, in questo modo, avrebbe “dimostrato tutta la sua verve culturale”.