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Indignados a Teramo, l’altra verità: lettera aperta di Davide Rosci

Teramo. Una lettera aperta per raccontare l’altra verità. Quella di Davide Rosci, uno dei cinque teramani arrestati nei giorni scorsi e ritenuto uno dei protagonisti degli scontri avvenuti a Roma lo scorso 15 ottobre.

Lui, Davide, agli arresti domiciliari, si difende e affida le sue parole ad una lettera che i suoi compagni hanno voluto leggere in piazza Martiri, nella cuore della città, in una conferenza stampa speciale.

Sul social network Facebook, la pagina di Azione Antifascista è invasa da messaggi di solidarietà, espressa in una nota anche dai vertici di Rifondazione Comunist, Marco Fars, segretario regionale,  Marco Palermo, segretario provinciale e Filippo Torretta, segretario circolo PRC Teramo.

“Tutti si sono prodigati a condannare la violenza dei manifestanti il 15 ottobre a Roma” scrivono. “Lo stesso Partito della Rifondazione Comunista ha condannato alcuni insensati episodi di violenza, giudicati un’aggressione al corteo medesimo. Bisogna, però, anche avere il coraggio di riconoscere e condannare la violenza di chi, come il governo Monti-Fornero, con la forza di leggi e provvedimenti iniqui e affamatori, nega il diritto ad una vita dignitosa, figuriamoci un futuro. Non guasta l’esercizio del garantismo che di solito viene riservato solo ai potenti indagati per ben altri reati, anche per i giovani che manifestano vale la presunzione di innocenza. Nello specifico, la presunta partecipazione del compagno Rosci agli scontri di Piazza S. Giovanni va contestualizzata. La piazza era stata chiusa dalle forze dell’ordine che, schierate in tenuta antisommossa, lanciavano lacrimogeni e impedivano a chiunque di allontanarsene, inoltre blindati della polizia e dei carabinieri giravano a forte velocità intorno ai manifestanti, con il rischio che qualcuno potesse essere investito. In quanto all’accusa di devastazione, nessun comportamento specifico è attribuito ai giovani teramani, accusati di quanto accaduto il 15 ottobre nel resto di Roma solo perché presenti a Piazza S. Giovanni. Davide è un nostro compagno. Non lo lasceremo mai solo”.

 

La lettera di Davide Rosci

 

Questa mattina sono stato messo agli arresti domiciliari, è un provvedimento che non contesto e che vivrò serenamente. Vedo che con me ci sono altri ragazzi di qualsiasi parte d’Italia e anche del territorio teramano. Innanzitutto a loro va la mia solidarietà e vicinanza. Volevo solo precisare che i ragazzi del teramano non fanno parte di Azione antifascista Teramo, che non c’entra niente con questi fatti e che viene accusata ingiustamente solo per gettare fango su questo movimento che fa attività politica sociale e culturale. Non voglio con queste righe fare del piagnisteo o altro, perché non fa parte della mia cultura, ma voglio precisare alcune cose: in merito ai fatti di quello che è accaduto a Roma è scaturito da una tensione sociale manifestatasi nei mesi precedenti al 15 Ottobre, sfociata in scontri di piazza innescati non da chi voleva manifestare ma dalle forze dell’ordine che hanno prima impedito ai manifestanti di raggiungere piazza San Giovanni poi fomentando la folla con l’uso di lacrimogeni e camionette lanciate a folle velocità sui manifestanti. L’esasperazione ha fatto il resto. Come detto non sono qui a chiedere compassione o altro, sarà un tribunale a giudicarmi, un tribunale che spero non sia condizionato dal processo mediatico di questi mesi che ha visto la corsa dei media alla caccia delle streghe senza alcuna riflessione sul perché quelle persone erano scese in piazza. A giudicarmi sarà un tribunale e spero non si baserà sulle ricostruzioni di poliziotti e carabinieri, che hanno voluto accadessero disordini. Oggi siamo sulla gogna mediatica creata ad hoc per distogliere gli italiani dai problemi che hanno portato a quella manifestazione e spero che con questo processo mediatico molte di queste persone si ricordino perché erano scese in piazza. Eravamo in piazza per il nostro futuro, per un lavoro che ci garantisse sicurezza e stabilità, per una pensione che ci sostenesse nella vecchiaia, per un diritto allo studio che ci aprisse le porte del lavoro. Spero che la gente si riorganizzi per riportare al centro dell’attività politica i diritti dei lavoratori, i bisogni delle famiglie e non gli interessi della banche degli speculatori finanziari tanto cari a questo governo di tecnici. Sono pronto anche alla galera se questo può spronare le nuove generazioni ad esigere un mondo migliore. Voglio chiudere con una frase del Che:

Chi lotta può perdere…chi non lotta ha gà perso.