In 9 anni ben 35 furti, alcuni dei quali in sequenza nell’arco di pochi giorni. I ladri, forse 2 (ma la banda potrebbe essere composta da 4 elementi), hanno scardinato la colonnina per portare via i soldi della piccola cassaforte attraverso il recupero delle banconote col sistema del nastro adesivo.
“Quando siamo arrivati sul posto”, racconta Pamela Di Febo, figlia nonché socia del titolare dell’area di servizio, “abbiamo trovato alcune banconote a terra. Nella fretta di fuggire i ladri le avevano perse. Non sappiamo quanto hanno portato via perché il conteggio verrà fatto successivamente dai responsabili della Ip esaminando l’impianto e calcolando la lettura delle banconote fatte dal sistema self service in questi giorni”.
Il bottino, tuttavia, dovrebbe essere di poche centinaia di euro. Dopo i ripetuti furti l’area è stata dotata di un impianto di videosorveglianza. I carabinieri, intervenuti sul posto assieme ad una pattuglia di un istituto di vigilanza privato, hanno esaminato le immagini. Si nota qualcuno armeggiare all’impianto self ma è quasi impossibile identificarlo per via del faro di illuminazione che si trova nella piazzola e che ha creato una sorta di effetto specchio.
Il sospetto che la banda sia formata da quattro elementi è dato dal fatto che i ladri in azione sono riusciti a fuggire prima dell’arrivo della pattuglia, probabilmente scappando per le campagne retrostanti, nel buio più assoluto, perché avvertiti dal “palo” nel momento in cui è transita l’auto dei militari. Un palo piazzato a nord, per avvertire l’eventuale arrivo dei carabinieri da Giulianova, l’altro a sud per il passaggio della pattuglia da Roseto.
A febbraio la Ip di Di Febo aveva ricevuto la visita dei ladri per ben due volte nell’arco di una decina di giorni.