Teramo, trasporto studenti. Provvisiero: “Fateci sapere le situazioni di difficoltà”

È cominciata già con una prima “rogna” l’avventura amministrativa della nuova assessore comunale all’istruzione Caterina Provvisiero che, a causa di una decisione presa dagli uffici, che già in passato avevano creato non pochi imbarazzi a chi l’aveva preceduta, ha dovuto spiegare le motivazioni alla base della minaccia della sospensione del servizio di trasporto scolastico per i bambini morosi.

“Motivazione che partono da lontano”, assicura l’assessore che invita le famiglie coinvolte, alcune delle quali costrette a lasciare la propria abitazione per via del terremoto, a comunicare al Comune eventuali situazioni di difficoltà, in modo da trovare insieme la giusta soluzione.

“È stato alzato un polverone”, ha detto la Provvisiero, “che tuttavia non è partito dalle famiglie e, voglio ricordarlo, non ha affatto condizionato la serenità dei bambini. Purtroppo gli uffici hanno delle responsabilità e il mancato introito di pagamenti potrebbe comportare un danno erariale”.

Per l’assessore, infatti, prima di arrivare alla minaccia di lasciare i bimbi piedi, erano state già attuate da parte degli uffici telefonate, lettere e raccomandate alle famiglie morose per avvisarle del ritardo dei pagamenti e metterle al corrente della prossima interruzione del servizio. Ma appare quanto meno discutibile che, nonostante gli accordi previsto dal capitolato tra Comune e azienda appaltatrice del trasporto, spetti agli autisti dei mezzi assumersi la responsabilità di lasciare i bambini senza trasporto.

E nonostante la Provvisiero abbia assicurato che si trattava di una quindicina di casi, molti dei quali già rientrati per l’avvenuto pagamento, è comunque una situazione poco chiara, visto che, alla fine, le decisioni si ripercuotono su dipendenti esterni che, per moralità e buon senso, si rifiutano di discriminare i bambini ma che, proprio per questo, potrebbero essere passibili di sanzioni disciplinari.

Caso analogo, infatti, è quello che riguarda la mensa scolastica, con le insegnanti, o a volte anche le cuoche stesse, costrette a chiamare le famiglie per far ricaricare il badge, con la minaccia, per queste ultime, di vedersi decurtare dallo stipendio i pasti non pagati. In questo caso però, oltre al messaggio sul telefono dei genitori di avviso fine credito, non è stato fatto alcun avviso alla famiglia, “scaricando” questa responsabilità direttamente sugli operatori scolastici.

Probabilmente, dunque, può essere più che opportuno studiare, insieme all’ufficio scuola del Comune, soluzioni alternative per affrontare simili problematiche. Anche di questo si discuterà nell’incontro organizzato dalla Provvisiero con i rappresentanti della scuola, dei servizi e dei sindacati, in programma venerdì prossimo in assessorato.

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