Teramo. Nella provincia di Teramo, cresce il numero dei reati commessi, che passa dai 12.266 del 2010 ai 12.413 del 2011. Nello specifico, diminuiscono a Teramo (da 2180 a 1892) e crescono lungo la fascia costiera (6.899 a 6994). Cosa significa? Teramo ha forse perso lo scettro di oasi sicura? In un certo senso si, ma lo scenario non è così drammatico come potrebbe sembrare.
“Anzitutto sgomberiamo il campo dalle dicerie” ha detto il questore Amalia Di Ruocco, che questa mattina ha tenuto la tradizionale conferenza nella quale è stato tracciato un bilancio delle attività svolte nell’anno appena trascorso. “Sempre più spesso si sente dire che a Teramo incalza la criminalità organizzata. Noi Forze di Polizia non abbiamo contezza di ciò. Certo, qualcosa è cambiato nella percezione della sicurezza, soprattutto sulla costa, ci sono bande di criminali, ma escludo assolutamente queste voci”.
Andando ad analizzare, infatti, i dati presentati dalla Questura, è possibile notare che sono aumentati i furti e le rapine, ma anche le estorsioni. A cosa è dovuta questa crescita? “Alla viabilità” spiega Di Ruocco “considerato che Teramo è punto di snodo da due autostrade e per i criminali è molto facile muoversi verso il Lazio, la Puglia o la Campania. Ma anche alla consistente presenza di albanesi, rumeni e rom stanziali e ad un errato comportamento dei cittadini, che adottano scarse misure di difesa passiva)”.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, inoltre, non è Martinsicuro la “pecora nera” della provincia teramana in fatto di criminalità. Nel 2011, infatti, i reati sono passati da 1213 dell’anno precedente a 1150. Come in calo sono pure i delitti a Giulianova (da 1556 a 1418) e Pineto (da 548 a 501), mentre crescono Alba Adriatica (da 989 a 1081), Tortoreto (da 707 a 793), Roseto (da 1053 a 1087) e Silvi (da 833 a 964).
Certo, bisognerebbe anche guardare cosa si nasconde dietro i numeri. Gli omicidi, ad esempio. Il 2011 è stato l’anno dell’uccisione di Melania Rea, del dramma di Pineto, con la morte di padre e figlio, Pasquale e Gabriele Peracchia, del delitto di Torricella, con l’uccisione del pensionato De Luca e della tragica fine di Maria Rosa Perrone. “Episodi legati a rapporti interpersonali malati” commenta il Questore “di sicuro non il frutto della criminalità”.
Cosa fare, dunque? “Migliorare anzitutto il coordinamento tra le Forze di Polizia” conclude Di Ruocco, ma soprattutto cambiare la mentalità dei cittadini. Il grande vantaggio è dato da una maggiore predisposizione dei cittadini al rispetto delle regole e ad una maggiore collaborazione con le Forze dell’Ordine. Questo richiede un grande salto di qualità, che porterebbe di sicuro ad una società migliore”.
Marina Serra