Teramo. Pubblichiamo di seguito la lettera aperta inviata al nostro giornale da Barbara Alessandrini, responsabile della Formazione dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise.
Caro Direttore,
scrivo questa lettera aperta per intervenire nel dibattito che si anima in queste settimane sulle sorti e sul futuro dell’Istituto Zooprofilattico di Teramo. Scrivo come cittadina teramana, scrivo come contribuente che paga le tasse (come è noto l’Istituto Zooprofilattico è un ente pubblico, che vive prevalentemente di fondi pubblici) e, ultimo ma non meno importante, come dipendente dell’Istituto con alle spalle vent’anni di lavoro.
Spero di trovare sul Suo giornale, lo spazio necessario per far capire che cos’è l’Istituto Zooprofilattico a chi non lo conosce o si limita ad osservarlo dal di fuori o, peggio ancora, ne denuncia le azioni basandosi su notizie carpite dall’interno, ma spesso incomplete o poco chiare.
Avevo 22 anni quando l’Istituto cercava un giornalista con una buona conoscenza parlata e soprattutto scritta della lingua inglese. All’epoca ero una giovane pubblicista innamorata del giornalismo, con la fortuna di aver studiato bene l’inglese, tanto da essere capace di scriverlo correttamente. Fui scelta per la segreteria di redazione di “Veterinaria Italiana”, la rivista scientifica dell’Istituto, che il neo-direttore Caporale intendeva riportare in vita dopo anni di oblio.
Fu una scelta dolorosa e faticosa, che alla fine mi ha dato delle grandi opportunità e mi ha permesso di diventare quella che sono oggi, una professionista affermata, orgogliosa e innamorata del proprio lavoro.
Perché vede, Signor Direttore, io ho cominciato a 22 anni dentro quei muri di Campo Boario e oggi animo e faccio vivere quel centro di formazione internazionale sito sulle colline di Colleatterrato che – lo devo riconoscere – tanto è stato celebrato al momento dell’inaugurazione dalla stampa locale.
Ho cominciato con due maestri eccezionali, entrambi all’inizio di un nuovo percorso professionale, il direttore Caporale (che aveva assunto il ruolo solo due anni prima del mio arrivo) e Stefania Del Papa, che dal nulla aveva cominciato a costruire la Formazione, dentro l’Istituto Zooprofilattico di Teramo. Siamo stati i primi, in Italia, a capire quanto fosse strategico l’investimento sulle persone. Abbiamo cominciato con quelle che lavoravano dentro l’Istituto per poi esportare la nostra conoscenza in Italia e poi in tutto il mondo.
Dal mio capo ho ereditato non solo una struttura solida, la Formazione appunto, ma anche un metodo di lavoro e soprattutto un’onestà intellettuale che mi consente oggi di gestire circa un milione di euro l’anno con sicurezza e trasparenza e soprattutto con la ferma volontà d restituire una parte di quel denaro al territorio in cui l’Istituto vive, l’Abruzzo e il Molise.
Mentre per anni i fondi regionali per la formazione restavano bloccati, noi ci siamo misurati a livello europeo, abbiamo studiato, lavorato, imparato e dal 2007 siamo fornitori di formazione della Commissione Europea, ma non perché abbiamo acquisito un titolo permanente, ma perché partecipiamo a gare pubbliche e quasi sempre vinciamo. Siamo i primi, ad esempio, ad aver vinto una gara per la realizzazione di moduli di formazione on line per i veterinari non solo europei, ma di tutto il mondo.
Questi corsi li facciamo in Europa ma anche qui in Abruzzo, portando il mondo a visitare le nostre aziende e i nostri allevamenti, facendo lavorare alberghi e ristoranti, agenzie di viaggi e servizi di trasporto. Il tutto con procedure trasparenti e con un’oculata gestione del denaro, che è sempre pubblico.
Negli anni ho costruito un gruppo di lavoro fatto da persone entusiaste – stanche si, ma orgogliose degli obiettivi raggiunti (circa 5 milioni di euro dal 2005 al 2010, tanto per tirare in ballo dei numeri) – e le ho selezionate attraverso procedure pubbliche.
Mi piace raccontare che non ho mai ricevuto nessuna pressione per scegliere questo o quel candidato e che in qualche circostanza sono stata anche costretta a non scegliere nessuno. Perché capita anche questo, che tra i candidati non ci sia nessuno all’altezza del profilo richiesto.
E quando questo accade mi arrabbio e anche tanto, perché mi domando dove sono questi giovani che vogliono lavorare e mi domando come sia possibile, ad esempio, che nessuna Università insegni ad un laureato in lingue a tradurre dall’inglese al francese in maniera professionale.
Qualche volta mi telefonano dei genitori, per sapere se ci sono opportunità di lavoro per i propri figli e anche in queste circostanze mi arrabbio perché mi chiedo che fine hanno fatto il coraggio e l’intraprendenza dei giovani laureati, che si chiudono in casa e aspettano che la mamma o il papà – gli stessi che poi li accompagnano a fare il concorso – trovi loro un lavoro.
L’Istituto zooprofilattico è anche questo. Un posto dove i giovani possono farcela con le proprie forze, se studiano, se sono preparati, se sono disposti a fare sacrifici.
Io di sacrifici ne ho fatti e ne faccio tanti. Ma sono orgogliosa di aver portato Teramo negli angoli più remoti della terra, dal Cile, all’Uruguay, al Sud Africa, al Kazakistan, dagli Stati Uniti all’Egitto, alla Turchia. Non si tratta di qualche collaborazione all’estero, ma di rapporti stabili e duraturi, costruiti con tenacia e perseveranza.
E, si badi bene, non si tratta di gite turistiche all’estero fatte con denaro pubblico, ma di rapporti di mutua collaborazione in cui non solo diamo, ma anche riceviamo in termini di conoscenza scientifica e tecnica.
Un anno fa, orgogliosamente entravo nel palazzo della Commissione Europea, a Bruxelles. E davanti a due Commissari Europei, raccontavo chi siamo e cosa facciamo. Dopo quell’opportunità molti Stati Membri ci hanno cercato e ci hanno chiesto di imparare da noi. Noi che oggi possediamo un sistema di formazione per le emergenze veterinarie in grado di mettere a disposizione del servizio sanitario nazionale, gli strumenti per affrontare la lotta a malattie nuove, che minacciano la nostra economia e la nostra salute.
Qualche anno fa, dovevamo scrivere un progetto di ricerca per l’agricoltura nei paesi del Mediterraneo, per partecipare ad un bando del Ministero della ricerca. Fu Caporale a scegliere le malattie sulle quali concentrarsi. Vincemmo quel bando (un milione di euro circa) e erogammo corsi on line nei paesi del Mediterraneo e naturalmente anche in Italia. Contestualmente, qualche mese prima o qualche mese dopo alla comparsa di quelle malattie in Europa e in Italia.
Non abbiamo tirato a indovinare, ma qualcuno – una mente illuminata direi – aveva fatto i conti con le probabilità che certi fenomeni si verificassero, prima o poi, nel mare nostrum, usando uno strumento che si chiama analisi del rischio.
Quel qualcuno era Caporale. Caporale non è solo quell’uomo burbero e irascibile che da più di vent’anni irride la politica o il sindacato abruzzese in modo oserei dire sfacciato! Caporale è anche un uomo capace di anticipare i tempi, di capire prima degli altri quello che succederà e di indirizzare la sua comunità scientifica verso le scelte giuste per prevenire o per essere pronti ad affrontare quello che verrà.
Caporale ha fatto grande il nome dell’Istituto nel mondo grazie a questa capacità. Ma anche grazie e soprattutto all’Istituto che per vent’anni lo ha sostenuto e gli ha consentito di mettere in pratica in casa e di esportare poi quei metodi e quegli strumenti che servono per garantire la salute pubblica.
L’Istituto zooprofilattico non è solo Caporale anche se l’Istituto si chiama così, il direttore si chiama così e persino la via dove si trova il mio centro di formazione si chiama così.
L’Istituto è tutti noi che ogni giorno spendiamo energie e tempo per conseguire risultati. Dentro l’Istituto ci sono ricercatori che ogni anno pubblicano anche 15 lavori scientifici sulle più prestigiose riviste del mondo, che vengono chiamati nelle task force europee per la gestione delle emergenze epidemiche, che sperimentano nuovi metodi diagnostici, che producono nuovi vaccini.
Tutto questo è l’Istituto. E io sono fiera di farne parte. Sono orgogliosa dell’eredità che mi è stata lasciata, della fiducia che è stata riposta in me e del lavoro che faccio ogni giorno.
L’Istituto non è solo “Casa Caporale” come molti possono immaginare, ma è anche casa mia e di tutti quelli che ci lavorano e di tutti i teramani, gli abruzzesi e i molisani che, anche se non lo sanno, ogni giorno beneficiano dei suoi servizi.
Cosa ci riserva il futuro non lo so, così come non riesco a immaginare cosa si aspetta di trovare chi freme per mettere le mani sull’Istituto Zooprofilattico. Posso dire con certezza, tuttavia, che chi arriverà dopo Caporale troverà tante persone come me, che lavorano con serietà, onestà intellettuale e buon senso. E che vogliono mantenere questi standard di qualità che esprimono oggi.