Dopo le neve le frane. Di Sabatino: stop alle grandi opere, prima sicurezza del territorio

TERAMO. Come previsto dai tecnici, sono iniziate le frane: una di vaste proporzioni ha invaso e interrotto la provinciale 52 a Valle Castellana verso Macchia da Sole.

 

Gli uomini della Provincia stanno risalendo da Valleinquina per raggiungere la località. Altra frana sulla 553 a Notaresco, nei pressi del Campo Sportivo e sulla provinciale 17 a Bisenti.  Oggi è stata raggiunta la frazione di Collemesole di Arsita; entro stanotte si dovrebbe raggiungere Acquaratola  di Rocca Santa Maria; e San Giorgio di Crognaleto.

 

Naturalmente ci sono ancora tante case sparse e piccolissime frazioni dove bisogna arrivare ma si tratta di luoghi dove non si ha contezza vi siano degli abitanti: in ogni caso pale e turbine, dopo le priorità assolute di questi giorni, ora stanno facendo anche queste derivazioni.

 

La situazione sulle provinciali è pressoché stabile: ce ne sono ancora undici chiuse, oggi ne sono state riaperte sette, ma tante sono percorribili con cautela per il restringimento delle carreggiate.

 

Sarebbe da irresponsabili parlare di emergenza finita – dichiara il presidente Renzo Di Sabatino – ci sono ancora seimila utenze senza luce, luoghi dove non hanno la corrente elettrica ormai da nove giorni, dai racconti dei soccorritori sappiamo che ci sono case lesionate dal sisma e non ne conosciamo l’entità, perché fino ad ora, questo esame, non è stato possibile. Aziende agricole e allevamenti distrutti, allerta valanghe e le colline stanno franando sulle strade. Ma già oggi, ancora in emergenza, dobbiamo ragionare  sul dopo, su qual è il nostro progetto come comunità e come istituzioni perché è chiaro che nulla sarà più lo stesso: voglio dirlo chiaro io penso che dobbiamo ripensare i progetti delle grandi opere, anche quelle del Masterplan come la Teramo –Mare o la funivia per l’Università, concentrare le risorse sulla messa in sicurezza del territorio,  la manutenzione del paesaggio e gli investimenti sulla rete stradale. Così facciamo ripartire un’economia in ginocchio ma, soprattutto, restituiamo una speranza alla conservazione dei luoghi”.

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